Non è semplice raccontare una storia spaventosa oggi. Quello che è capitato e sta capitando risulta assai più angosciante di qualsiasi mostro nascosto dietro a un frigorifero che il pubblico sa benissimo salterà fuori da un momento all’altro. Mentre l’horror d’autore alza la posta in gioco dal punto di vista stilistico e narrativo, il thriller slasher ha difficoltà ad essere più che un semplice giocattolone.
In questa ottica, Spiral – L’eredità di Saw, riesce a intrattenere in maniera semplice pur prendendo una scelta sul finale piuttosto radicale.
L’imitatore di Jigsaw
Il meccanismo che accomuna i film della saga di Saw è il seguente: le vittime, accusate di sprecare la propria esistenza, vengono intrappolate e costrette dall’enigmista Jigsaw a scegliere se mutilarsi per sopravvivere.
Il target dell’enigmista in Spiral sono solo i poliziotti corrotti, e con Jigsaw ormai fuori gioco, è chiaro che si tratta di un suo imitatore. A occuparsi delle indagini è l’agente reietto Zeke Banks (Chris Rock), figlio dell’eroe del dipartimento in pensione Marcus Banks (Samuel L. Jackson). Anni prima, Zeke ha denunciato un collega corrotto, inimicandosi l’intero distretto; il suo unico alleato, il detective Marv Boswick (Dan Petronijevic), è la prima vittima del nuovo killer.
Zeke e il suo nuovo giovane partner, William Shank (Max Minghella) prendono in mano il caso, mentre il distretto perde fiducia in loro dopo ogni nuovo omicidio. Soltanto il padre e la capitana del distretto, Angie Garza (Marisol Nicols), lo sostengono pur con innumerevoli riserve. Il nuovo killer non si ferma, e il tempo per Zeke stringe mentre i suoi colleghi muoiono o lo boicottano non dando ascolto alle sue indicazioni.
Un Saw in salsa ACAB?
Come la maggior parte dei film della saga, nella sua risoluzione il film è spietato. Pur mantenendo un occhio di riguardo per le scene gore e i cambi di direzione improvvisi, la storia calca decisamente la mano sulla critica alle forze dell’ordine. Il film doveva uscire negli USA il 15 maggio 2020, dieci giorni prima della morte di Floyd e dell’inizio delle proteste contro la violenza della polizia, in particolare quelle a sfondo razziale. La scelta narrativa dà un’idea precisa di quanto la tensione fosse nell’aria già prima che l’ultima goccia facesse traboccare il vaso. L’ironia nei dialoghi non manca, come si può intuire dalla presenza di Chris Rock, che ha firmato il soggetto, è protagonista e produttore esecutivo.
Spiral è un film d’intrattenimento poco impegnativo, adatto a passare una serata fra amici amanti del genere, e regge abbastanza bene, pur non avendo colpi di scena da strapparsi i capelli. Gli omicidi passano in secondo piano rispetto alle investigazioni, dal momento che per Zeke, il punto di vista del film, per la maggior parte del tempo è più nociva la mancanza di collaborazione dei colleghi che non i giochi dell’assassino. Le uccisioni sono sempre truculente ed elaborate, la posta in gioco stavolta colpisce il protagonista dal punto di vista psicologico.
Caldamente consigliato a chi vuole distrarsi e cerca una via di mezzo fra The Lighthouse e Sharknado; chi lo avrà apprezzato particolarmente sarà felice di sapere che un sequel è stato annunciato nel marzo 2021. Come praticamente tutti i film della saga di Saw, Spiral finisce in maniera precipitosa dopo il twist finale, lasciando lo spettatore perplesso sulla poltrona per qualche istante in più prima di alzarsi e buttarsi in strada nel caldo afoso.