Il 25 settembre Netflix ha rilasciato i primi due episodi di Star Trek: Discovery, la nuova serie CBS dedicata al mondo del Capitano Kirk e del vulcaniano Spock, creato nel 1966 da Gene Roddenberry e più recentemente portato al cinema dai reboot di J.J. Abrams.
Questo ritorno alla Flotta Stellare offerto dal genio creativo di Alex Kurtzman e Brian Fuller si colloca circa un decennio prima delle avventure dell’Enterprise e segue le gesta della xeno-antropologa e primo ufficiale della Uss Shenzou Michael Burnham (Sonequa Martin-Green), resa orfana dai Klingon, adottata dal padre di Spock e cresciuta tra i Vulcaniani. Sarà proprio lo scoppio di nuove ostilità con la specie più bellicosa dell’universo a innescare le vicende della serie.
Tra nuovi personaggi come il Saru di Doug Jones, nuove storie, e gli stessi- ma modernizzati- Klingon, Star Trek: Discovery può vantare un ottimo esordio, ricco d’azione, divertimento e ironia, accompagnato da effetti speciali di alta qualità e una ben realizzata rappresentazione dello spazio profondo, senza trascurare la naturale vocazione universalistica ed egalitaria che ha da sempre caratterizzato la saga.
Non mancano infatti la varietà razziale (e galattica), la presenza di personaggi femminili forti posti ai vertici del comando, di cui sia l’indipendente e volitiva protagonista sia il capitano Philippa Georgiou (Michelle Yeou) costituiscono diversi e splendidi esempi, la difesa della pace e della libertà conquistate dalla Federazione contro le pretese imperialiste dei Klingon, più interessati a alla supremazia e alla purezza della propria specie che al cosmopolitismo e all’amicizia tra popoli.
E’ evidente l’attenzione, in questo momento più che mai rivendicata dalle produzioni televisive statunitensi, ai grandi temi etici messi in discussione dai risvolti politici americani, ma che onorano lo spirito della serie originale, rinforzato dalla nuove possibilità tecnologiche e dal definitivo sdoganamento del tradizionale sistema dei personaggi, da una narrazione che intreccia più punti di vista e linee temporali. Il ritmo sostenuto, la tensione, la netta ed efficace caratterizzazione dei protagonisti, sanno catturare immediatamente lo spettatore, avvincerlo nella rete della trama e rendersi immediatamente comprensibili anche a chi si accosta a questo mondo per la prima volta.
Infatti la sceneggiatura ben confezionata si preoccupa di ragguagliare i neofiti dell’Enterprise e del suo mitico equipaggio grazie a questa première spettacolare e visivamente molto bella, in cui sono efficacemente citati gli elementi che hanno fatto del vecchio show un cult, (tra tutti il saluto “Veniamo in pace”, qui pronunciato per la prima volta e con grande effetto da un nemico), e gli effetti speciali e i colpi di scena fanno il resto; il cliff-hanger del secondo espiodio lascia senza fiato e invoglia a continuare la visione.
Star Trek: Discovery si presenta subito come un prodotto accattivante e, se si considera che ciò a cui si è finora assistito è solamente il prologo di quello che ci riserverà lo show, non resta che sperare che questa bella partenza mantenga le aspettative nelle prossime puntate.