L’acquisizione di Star Wars da parte di Disney, ormai 9 anni fa, non solo ha riportato al cinema, con risultati diciamo altalenanti, la saga ideata da George Lucas, ma ha anche e soprattutto dato il via a tutta una serie di progetti paralleli, incluso il finale di The Clone Wars o addirittura un nuovo speciale di Natale (in salsa LEGO). In un momento storico così ricco di Star Wars, l’ultimo arrivo, in uscita il 22 settembre su Disney+, è Star Wars: Visions, la prima volta per il marchio in salsa anime.
9 registi, 7 celebri studi d’animazione nipponica per 9 episodi dalla durata variabile tra i 12 e i 20 minuti, tutti estremamente differenti come stile visivo e trama, tutti rigorosamente non canon (con Disney non si può più scherzare da questo punto di vista). Se proprio il loro non essere legati al filone di trama principale di Guerre Stellari può sembrare una debolezza sulla carta, risulta invece l’asso nella manica di Star Wars: Visions: un prodotto libero di esprimere la – tanta – creatività delle menti che lo hanno realizzato, senza restrizioni o dogma preesistenti.
Una galassia alle pendici del monte Fuji
Innanzitutto, fa davvero strano guardare Star Wars in giapponese. Ovviamente tutto Star Wars: Visions sarà doppiato in tempo per il lancio, ma se guardate anime in lingua non originale con sottotitoli siete delle brutte persone e quindi anche qui non abbiamo potuto esimerci dalla visione in idioma originale. Fa altrettanto strano, nonostante anni di Rebels, Clone Wars e CGI, vedere Tatooine prendere vita come se fosse un episodio di Pokémon o Jedi e Sith confrontarsi immersi tra le fiamme di PROMARE. Eccetto lo straniamento iniziale però, a partire sin dal primissimo episodio (“The Duel”) siamo rimasti completamente coinvolti da queste micro storie che davvero riescono a immergerci in mondi così alieni e nuovi anche per i fanatici della saga in pochissimi minuti.
Nuovi è quasi un aggettivo riduttivo; facciamo l’esempio di The Village Bride (ep.4), una storia di un matrimonio spaziale con un’estetica così delicata che mai ci saremmo pensati di vedere con il nome Star Wars sopra. Oppure T0-B1, realizzato da quei Science Saru responsabili di anime Netflix di successo come Japan Sinks e l’incredibile Devilman Crybaby, un vero e proprio “cartone” per bambini dove un piccolo robot Jedi difende gli amici da un’invasione.
Proprio come in esperimenti simili come The Animatrix o Halo Legends, in Star Wars: Visions si alterneranno episodi dai mood e estetiche molto diverse, alcuni seguono storie più classiche di Star Wars adattandole al look degli anime e altri invece (generalmente più interessanti) trasportano trame e luoghi comuni degli anime nella galassia lontana lontana. Ci sono filoni più sfruttati di altri (per esempio i cristalli Kyber sono onnipresenti), ma ogni puntata fa davvero storia a sé. I risultati come detto sono alterni – vi consigliamo in particolare gli episodi 1, 4, 5 e 8, il nostro preferito – ma in generale più che godibili.
Ne vogliamo ancora
Peccato che tutto Star Wars: Visions si esaurisca in poco più di due ore, perché è un viaggio bellissimo in questa concezione giapponese della fantascienza che porta alla mente in più tratti opere come Akira e Ghost in the Shell, però condite con spade – anzi, Katane! – laser e Tie Fighter, oltre a qualche rara comparsata di personaggi conosciuti della serie.
Star Wars Visions è un piacere da guardare e dimostra per l’ennesima volta l’infinito potenziale dell’universo di Star Wars applicato ad altre situazioni e con altri autori dietro la macchina da presa o, questa volta, con la matita in mano. Non è perfetto e alcuni episodi si dimostrano forse troppo semplici, ma è un esercizio di stile con tanto coraggio e creatività che non possiamo che applaudire e che farà impazzire gli amanti di fantascienza e animazione giapponese.