Wim Wenders, uno dei “padri” del Nuovo Cinema Tedesco (insieme a Herzog e Fassbinder) ci ha dato un’altra delle sue perle: Submergence. La sua ultima fatica è la storia di Danny, una bravissima Alicia Vikander (Tomb Raider) e James More, un immersivo James McAvoy (Glass), lei biomatematica che studia la biologia marina nelle profodità e lui invece, una spia inglese in incognito. Il film ha delle premesse da dramma romantico ma cela molti spunti per un film dal contesto politico e ambientale abbastanza delatori.
La vita tra mare e terra in Submergence
I due si incontrano per caso, lui è in incognito in cerca di indizi su un fondamentalista islamico e terrorista, lei invece, deve aspettare di coronare il suo sogno: immergersi nelle profondità acquatiche in cerca delle primissime forme di vita, capaci di riproduzione in condizioni al limite dell’impossibile. La coincidenza? Condividono lo stesso hotel. Dopo un fugace incontro casuale, la chimica tra la loro erudizione, dalla scienza alle vera antropologia comportamentale, li porta in un baratro passionale d’amore. Peccato però, che i loro destini non combacino. Danny infatti deve partire per la sua spedizione mentre James deve seguire la sua missione e infiltrarsi tra i terroristi. Da qui assisteremo ad una discesa negli inferi, metaforica per l’una, letterale per l’altro.
La Messa in Quadro e Messa in Abisso
Mise en cadre e Mise en abyme sono due termini che, in gergo registico, indicano delle particolari ricerche dell’inquadratura. Senza scendere nei dettagli, Wim Wenders le ricerca attentamente entrambe in Submergence (titolo abbastanza criptico). Sia letteralmente con “delle inquadrature nelle inquadrature” che con espedienti di trama, abbiamo delle “messe in abisso” vermaente profonde. A dire il vero, l’intero film è una messa in abisso. Ma andiamo per gradi. La regia di Wenders si adatta allo stile documentaristico (molto simile a collega Herzog, per certi versi) quando si parla di immersioni e biologia marina. Invece la macchina a spalla, usata per quasi tutto il film, è più lucida e decisa nelle scene di spionaggio. La ricerca dell’indizio nel frame è sempre dietro l’angolo, dalle citazioni a Friedrich (Il Viandante, nella scena della mostra) ai continui rimandi alle pitture durante tutto il film (il quadro che sta guardando James, Monaco in riva al mare, è un puro riferimento all’intero lietmotiv del film). Wenders sta dicendo,”andate oltre il frame e scavate nel significato della storia“.
Intenso Romanticismo
Intendiamo Romanticismo nel senso comune del termine con questo paragrafo. Ma forse Wenders intendeva veramanete l’eroe che si strugge. Non a caso Friedrich allora, esponente del Romanticismo Tedesco. Ma qui il Romance è veramente intenso. Primi piani carichi di un erotismo tangibile, Alicia Vikander che divora con gli occhi penetranti McAvoy e lui che risponde fuggitivo. Per buona metà del film (a ritmo abbastanza lento) siamo di fronte a una storia d’amore e nulla più. Più avanti però ci accorgiamo che i due, oltre ad essere due dotti, hanno una visione esistenzialista dei loro lavori. Ovviamente James non ha rivelato il suo vero lavoro a Danny, ma le fa intendere di essere un ricercatore di fonti d’acqua nelle zone disperate del mondo. Perché esistenzialista? Danny vede la sua ricerca di vita come uno sbocco per un domani per la vita terrestre, abbastanza fatalista e pronta ad accettare la morte pur di arrivare allo scopo. James invece, parla del futuro e della sicurezza dell’umanità attraverso dei punti di contatto col terrorismo. Ma Danny vede il problema della Jihad, radicato ben più in profondità del centro della terra, conficcato nel cuore delle religioni e quindi insormontabile.
Nessun uomo è un’isola
Proprio in questo modo, Wenders sposta il tiro ben più in alto. Mentre un personaggio scava nelle profondità della terra in cerca di risposte per il futuro, l’altro (James) scava nelle profondità dell’animo umano, cercando invano di comprendere il fondamentalismo islamico. Dopo la prima metà del film, James viene fatto prigioniero dai Jihadisti e qui, è interessante vederlo contrattare, mentire, discutere per la sua sopravvivenza, con uomini che danno pochissimo significato alla vita e moltissimo alla propria causa. Molto più appetitosa la sua nissione e le parti del film che lo riguardano, che quella di Danny che, succube dell’amore, rimane aggrappata al romance del rapporto. Wenders cerca, attraverso il dramma romantico, di veicolare l’importanza di due aspetti che non vanno sottovalutati. E lo fa in maniera evidente sullo schermo, spiegandoci i problemi ambientali e politici di questo mondo, denunciando e informando gli spettatori su quello che si rischia. Disastri, morte, distruzione, il futuro è alle porte e noi dobbiamo interessarci perché Nessun uomo è un’isola. John Donne è citato, nominato e a completo servizio della trama di Submergence.
L’Ade
L’Ades come lo intende Danny è a profondità del mondo, invece James capisce da subito che per lui è da intendersi come Inferno vero e proprio e, in questa dualità, il film è ben diviso. L’inferno per la mancanza d’amore da una parte, l’inferno letterale dall’altra. Submergence è un film intero in abisso, una maschera celante degli orrori che, una volta tolta, riversa il suo brivido negli occhi dello spettatore. Per ritmi e atmosfere non molto diversi dal penultimo film di Wenders, Ritorno alla Vita, possiamo ben dire che il nostro regista tedesco è tornato ed è in piene forze.