Suburra è tornata a spadroneggiare tra le file del colosso streaming Netflix con la seconda attesissima stagione.
Ormai avvezzi alle numerose serie a sfondo mafioso che hanno rivoluzionato la televisione italiana, Suburra si inserisce in questo panorama già nel 2017 con la prima stagione, ripercorrendo le orme dell’acclamata Gomorra. Tutto è nato da un libro che ha fissato nero su bianco un’idea versatile che si è saputa adattare sia alle regole del grande che a quelle del piccolo schermo in continua crescita. Come è successo per la serie nata dal libro omonimo di Saviano, e giunta poi sul grande schermo con Garrone; Suburra parte dal romanzo di De Cataldo e Bonini per poi arrivare nelle sale con Sollima ed infine si declina in formato seriale.
Suburra 2, 3 mesi dopo
La capitale è la protagonista indiscussa che dietro alla sua magnificenza e bellezza nasconde corruzione e malavita che dilagano come un morbo implacabile, sommergendo con il suo veleno tutto e tutti, senza esclusioni di colpi. Dalle famiglie malavitose della capitale, si passa agli ambienti dorati della Chiesa, alle schiere dei politici e alla polizia.
I nuovi episodi riprendono i fili della trama 3 mesi dopo i fatti del finale di stagione precedente. Roma è il bottino al quale aspirano i nostri tre “eroi” “la guardia, lo zingaro e il padrone de Ostia” (Eduardo Valdarnini, Giacomo Ferrara, Alessandro Borghi ), ma devono vedersela con il “re” Samurai che non intende lasciare il trono. Nel frattempo lo sbarco di migranti a Roma diventa un’occasione per far proliferare gli interessi più disparati. Sara (Claudia Gerini) si fa carico della gestione dei migranti sul lido romano per volere del Vaticano; Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro) candidato alle elezioni, vuole sfruttare la tensione causata dallo sbarco per raccogliere voti; Samurai (Francesco Acquaroli), vuole a tutti i costi i terreni di Ostia ed è pronto a contrastare la Chiesa pur di ottenerli.
Maturità e umanità
Aureliano, Spadino e Lele sono cresciuti, si sono fatti grandi. Niente più capelli biondo platino, ma barbe folte, niente più discoteche e scappatelle ma responsabilità. Mentre prima dovevano lottare contro la presenza ingombrante dei padri, capi famiglia, ora sono loro a sedere a capotavola. Vogliono Roma e sono disposti a tutto per averla, tranne che tradire la fiducia reciproca. In questo avvicendarsi di tradimenti ed alleanze di fortuna, l’unica costante è l’amicizia sincera che lega i tre protagonisti che non fanno fatica a condividere il primo posto sul podio di Roma.
Suburra non è restia a mostrare i suoi sentimenti, lo fa con le tragiche sequenze che vedono Aureliano e la sorella Livia lottare tra odio e amore, dando prova della bravura di Alessandro Borghi e Barbara Chichiarelli. L’umanità dei personaggi traspare senza veli, come anche la paura davanti alla morte e alla violenza.
Girl Power
A prendere terreno all’interno della grande famiglia di Suburra sono le donne, forti e determinate. La moglie di Spadino, fedele al marito, non accetta di essere messa in silenzio in un angolo, mentre la madre dello stesso si nomina capo della famiglia in attesa del ritorno del figlio maggiore, eclissando la figura del più giovane che vuole invece emergere. New entry nel cast è Nadia (Federica Sabatini), ragazza maschiaccio della periferia romana che vuole prendere il posto del padre morto nella gestione delle piazze e che riesce a scaldare il gelido cuore di Aureliano. Questa non è una storia di soli uomini, come del resto tutte le storie.
Buona la seconda
Dalla prima stagione alla seconda saltano all’occhio una serie di migliorie.
Innanzitutto gli episodi non sono più 10 ma 8, e l’arco temporale in cui si svolgono i fatti è molto più ristretto. Tutto si svolge nei pochi giorni prima e dopo le elezioni dando al racconto molto più frenesia e dinamicità.
I dialoghi si fanno più concisi e meno superficiali, risultato forse dato dalla ristretta cerchia di sceneggiatori. Si è persa un po’ quella spensieratezza data da piccoli scambi di battute che alleggerivano la tensione (di cui forse molti hanno sentito la mancanza), che invece Suburra 2 vuole tenere alta senza retrocedere di un passo.
La fotografia è più pensata e calcolata con geometrie precise grazie alla regola dei terzi che dà ordine alla scena; gli attori sono più consapevoli e convincenti nei loro personaggi, ed assumono spessore grazie anche ad alcuni flashback che ci riportano all’infanzia dei tre protagonisti. Tra tutti spicca l’interpretazione di Alessandro Borghi (da poco uscito su Netflix con Il Primo Re) che nei suoi silenzi sofferti nasconde dolore e rabbia in continuo fermento. In più, senza troppi giri di parole, vengono presi di petto temi molto attuali che stanno scuotendo non solo Roma ma l’intero Paese, ovvero la questione migranti ed i vari giochi politici dietro di essa.
La seconda stagione soddisfa le attese, si fa più matura e consapevole delle sue potenzialità. Ma al di là di tutto Suburra sa come fare breccia nei nostri cuori e lo fa con Aureliano, Spadino e Lele il vero motore trainante di questa macchina che ha conquistato il pubblico nonostante sia imperfetta.