The Disaster Artist è un film del 2017 diretto e interpretato da James Franco e basato sulla reale storia del regista e attore Tommy Wiseau e della sua opera più conosciuta, ovvero il cult The Room, ribattezzato con non gratificante appellativo di “Quarto potere dei film brutti”. L’attore e regista americano regala una prova di sorprendente mimesi nei panni di un uomo tanto sgangherato quanto enigmatico, tanto paradossale quanto inevitabilmente affascinante, che si ostina a dichiararsi originario di New Orleans nonostante l’accento più simile a quello dell’Europa dell’Est e che sfrutta un ampio budget economico, dalle origini avvolte nel mistero, per mettere in scena non soltanto l’apoteosi del trash e dell’incapacità, ma anche un folle elogio alla tenacia e all’inseguimento dei propri sogni, anche quando non si hanno le minime basi per raggiungerlo.
Ad accompagnare James Franco, vincitore del Golden Globe per la sua performance ma escluso dalla cinquina dei nominati all’Oscar anche per vicende extra cinematografiche, è un gruppo di interpreti a lui particolarmente cari, come il fratello Dave, la cognata Alison Brie e l’amico Seth Rogen, oltre a una parata di star in ruoli più o meno piccoli comprendente Bryan Cranston, Zac Efron, Josh Hutcherson, Sharon Stone, Melanie Griffith e Jackie Weaver.
The Disaster Artist: la storia di Tommy Wiseau e del suo The Room, il Quarto potere dei film brutti
Durante un corso di recitazione, l’istrionico Tommy Wiseau (James Franco) conosce il giovane attore Greg Sestero (Dave Franco), con il quale nasce un’immediata intesa. Spinti dal desiderio di sfondare nell’industria cinematografica e da un pizzico di incoscienza, i due si trasferiscono in un appartamento di Los Angeles di proprietà di Tommy, cominciando un difficile iter fatto, soprattutto per quest’ultimo, di provini falliti e di porte malamente sbattute in faccia. Per imprimere una svolta alla propria carriera, Tommy Wiseau decide di scrivere una sceneggiatura e di tramutarla in film, grazie anche al sostegno dell’amico Greg e a un budget finanziario talmente ampio da compensare la sua inesperienza e la sua totale mancanza di contatti nel settore. Fra dialoghi sconclusionati, scene ripetute fino allo sfinimento e scelte registiche ai limiti del ridicolo, prende così vita The Room, destinato a lasciare il suo personale e non invidiabile segno nella storia del cinema come uno dei peggiori film mai realizzati.
A coronamento di un’ancora giovane carriera, capace di attraversare la più totale demenza (Strafumati), cinecomic (la trilogia di Spider-Man di Sam Raimi) e picchi di sorprendente intimismo (127 ore) o di pungente critica sociale (Milk), James Franco realizza il suo personale Ed Wood, plasmando se stesso e il suo modo di fare cinema nella celebrazione dell’inadeguato, nell’elogio del fallimento e nell’apologia dell’inettitudine e realizzando un biopic spassoso e irriverente, in grado di regalare anche inaspettati e toccanti momenti di sincera e profonda umanità. La grottesca e paradossale storia di Tommy Wiseau e del suo The Room, realizzato con un budget stimato in più di 6 milioni di dollari e in grado di incassarne a malapena 2000, ma assurto con il tempo e grazie al passaparola allo status di vero e proprio cult del So bad it’s so good, non poteva che attrarre uno dei giovani personaggi hollywoodiani più bizzarro e fuori dagli schermi, che ancora una volta dimostra un’invidiabile poliedricità e importanti doti espressive.
The Disaster Artist: la risposta di James Franco a Ed Wood
A differenza del già citato biopic di Tim Burton su Ed Wood, Franco mette in secondo piano la componente artistica e la viscerale passione cinefila insita nella realizzazione dei B-movie per concentrarsi sull’irresistibile personalità di un uomo indecifrabile, che si aggira sul proprio set con un’aura quasi spettrale, alla ricerca di qualcosa di irrealizzabile e in costante fuga dal giudizio del prossimo e da un difficile (e probabilmente doloroso) passato. Un approccio difficile e a forte rischio di sfondare malamente nel ridicolo e nel macchiettistico, che James Franco gestisce invece con apprezzabile lucidità e ammirabile controllo, lasciando che con il passare dei minuti a emergere sia non soltanto il lato più comico del suo incapace e strambo personaggio, ma anche e soprattutto il suo disperato e ostinato bisogno di esprimersi e di emergere, nonostante sia privo del necessario talento e di una benché minima capacità.
The Disaster Artist ci trasporta all’interno di uno dei più squinternati set mai allestiti, in cui a dominare sono la casualità e l’improvvisazione e dove nessuno ha la minima idea di quello che passi davvero per la mente dello stravagante regista. Impossibile trattenere le risate davanti alla cacofonica cadenza di Wiseau (straordinariamente replicata da Franco), in contrasto con ogni regola di recitazione e dizione, e alle sue tragicomiche scelte di regia, che lo portano a inserire esilaranti dettagli come un suo gratuito nudo integrale o non necessarie scene in green screen in una storia già totalmente sconclusionata di suo, fatta di binari narrativi intrapresi e immediatamente abbandonati, di personaggi abbozzati e inefficaci e di farseschi dialoghi, che riflettono la scarsa dimestichezza dell’attore e regista con quella che dichiara essere la sua lingua madre.
The Disaster Artist: quando il fallimento diventa trionfo
Il set di The Room si trasforma progressivamente nel martirio artistico e umano di Tommy Wiseau, sempre più deriso e isolato dal cast e dagli stessi membri della troupe, che però ipocritamente rimangono al loro posto fino all’ultimo, attratti dai lauti compensi garantiti dal misterioso patrimonio del regista e dalla vana speranza che il film non arrivi mai in sala. L’unica ancora di salvezza dallo sconforto e dal senso di inadeguatezza per Tommy diventa così l’amicizia di Greg, che, pur fra alti e bassi, si dimostra sempre leale nei suoi confronti e mosso da una sincera e affettuosa volontà di aiutarlo a smussare i suoi innumerevoli difetti artistici e umani.
Nonostante la strabiliante prova di James Franco, sottolineata da un azzeccato e impressionante parallelo sui titoli di coda fra le sequenze originali di The Room e le loro repliche, il cuore di The Disaster Artist è contenuto principalmente in due sequenze complementari, ovvero quella in cui un cinico e spietato produttore hollywoodiano (incarnato da Judd Apatow) stronca sul nascere ogni velleità cinematografica di Wiseau, mettendolo di fronte alla sua totale inadeguatezza, e l’agognata prima del film, in cui i limiti tecnici e artistici della pellicola vengono inevitabilmente a galla, sancendo però allo stesso tempo l’illogico, immotivato ma irrefrenabile amore del pubblico per un’opera talmente al di fuori di qualsiasi regola cinematografica e narrativa da diventare imperdibile.
The Disaster Artist ci mostra come i nostri sogni possano realizzarsi nei modi più inattesi
L’incredibile e illogica vicenda abilmente narrata in The Disaster Artist ci mostra così un lato inatteso e affascinante del Sogno americano contemporaneo, mettendoci di fronte a un illuminante esempio di popolarità e successo raggiunti tramite un percorso tortuoso e imprevedibile. Il film di James Franco diventa così allo stesso tempo un invito a non arrendersi mai all’inseguimento dei nostri sogni, nonostante le nostre più manifeste incapacità, ma anche un monito sul fatto che questi sogni potrebbero realizzarsi in maniera imponderabile e non totalmente appagante.
In conclusione, The Disaster Artist si rivela un’opera riuscita e ricca di sfaccettature, capace di intrattenere lo spettatore, ma anche di farlo riflettere su temi difficili come l’emarginazione sociale o il bisogno insito in tutti noi di essere capiti e apprezzati da un volto amico. Un’opera sull’incapacità, sulla disfatta e sulla solitudine, ma anche sull’amicizia, sulla tenacia e sulla speranza di riuscire a trovare la propria personale strada per affermarsi. Un film che nonostante qualche eccesso nel concentrarsi su aneddoti specifici della lavorazione dell’ormai leggendario The Room e alcune esitazioni nel porsi su uno degli aspetti potenzialmente più interessanti del racconto, ovvero l’enigmatico passato di Wiseau, riesce, anche grazie all’ottimo apporto del cast e alla solida regia di Franco, a mettere in luce tramite un vero e proprio outsider di Hollywood il lato più insondabile del successo e della popolarità nell’era della viralità.
The Disaster Artist è disponibile nelle sale italiane dal 22 febbraio, distribuito da Warner Bros.