Se Netflix ha fatto del suo motore più trainante i teen drama, questo non vuol dire che proponga sempre dei prodotti qualitativamente validi o convincenti. Questo fortunatamente non è il caso di The End of the F***king World, la serie britannica creata da Jonathan Entwistle e interpretata da Alex Lawther e Jessica Barden.
La serie nasce dall’omonimo fumetto di Charles Forsman, e doveva vedere la sua fine con la prima stagione concludendo la storia di pari passo con quella della graphic novel, ma così non è stato. The End of the F***king World è tornata sulla piattaforma streaming con una seconda stagione il 5 novembre, ed oltre a spiccare tra il catalogo affollato di teen drama, distaccandosene grazie alla sua personalità definita e convincente, riesce anche a sfatare il mito delle seconde stagioni spesso non all’altezza delle loro precedenti.
Di nuovo in fuga
Avevamo lasciato i due frustrati e psicolabili protagonisti James (Alex Lawther) e Alyssa (Jessica Barden) al capolinea della loro folle e avventata fuga dal mondo. Il finale di stagione ci lasciava in sospeso riguardo alle sorti di James, ma non è stato uno shock averlo ritrovato vivo e vegeto nella seconda stagione. I due ragazzi in seguito agli eventi catastrofici che li ha portati a macchiarsi di un delitto, si ritrovano separati, affranti, desolati, psicologicamente instabili, e senza dubbio marchiati a fuoco dalla terribile esperienza vissuta insieme. Un’esperienza che però li ha legati indissolubilmente e che ancora li tiene uniti nonostante la lontananza.
I due riescono a ritrovarsi, ma niente è più come prima, infatti il loro secondo tentativo di fuga non è mosso dagli stessi impulsi precedenti. Alyssa e James sono cambiati ma inavvertitamente si ritrovano comunque protagonisti di una serie di rocambolesche situazioni tragicomiche. A fargli compagnia c’è una new entry, Bonnie (Naomi Ackie) che molto chiaramente annuncia le sue cattive intenzioni.
Una serie di carattere
La seconda stagione di The End of the F***ing World torna con quel carattere ben delineato che l’ha contraddistinta, fatto di: black humor, una nota thriller, tragicomicità, una storia d’amore atipica, goffa e per niente sdolcinata ma comunque sentita; due protagonisti fuori dall’ordinario, eroi e anti-eroi allo stesso tempo, confusi e allo sbaraglio che cercano un modo per sfuggire dagli schemi.
I due cercano di riportare le loro vite sulla retta via ma sono costantemente divisi tra ciò che gli altri dicono sia giusto e ciò che loro vogliono veramente. I loro problemi si acuiscono sempre di più, alimentati dal traumatizzante evento che li ha legati. Al duetto si unisce Bonnie, una ragazza difficile con violenti traumi alle spalle che l’hanno resa instabile e che, assetata di vendetta, darà il via all’azione di questa seconda stagione.
La fuga sembra essere l’unico espediente per riuscire a scappare via da tutto, senza sapere né dove né perché, ma si renderanno conto che è impossibile quando l’unica cosa da cui vogliono fuggire veramente sono loro stessi. Affrontare le proprie paure è il modo più maturo per risolvere i problemi, ma questo non è sempre facile da ammettere.
I due attori, Alex Lawther e Jessica Barden, si confermano promettenti talenti dando bella mostra delle loro capacità anche in questa seconda stagione. Non stona affatto Naomi Ackie (Bonnie), che vedremo in Star Wars: L’ascesa di Skywalker, e che riesce a dare al personaggio quello sguardo inquietante e goffamente doppiogiochista in perfetta linea con lo stile della serie.
The End of the F***king World conferma e supera le aspettative
La struttura narrativa riprende quella della prima stagione, veloce e scorrevole racconta la storia in otto episodi da venti minuti l’uno. Non sembra affatto facile scrivere una storia e darle vita in maniera convincente, dare spessore ai personaggi e seguire un filo narrativo che si divide tra passato e presente in così poco tempo. Eppure The End of the F***king World riesce nell’impresa confezionando un prodotto riuscito, che non lascia lacune o vuoti, né la sensazione di aver corso troppo per aver voluto raccontare troppo.
La sceneggiatura semplice e i dialoghi essenziali, si adattano ad una regia e ad una fotografia studiata e attenta ai dettagli che dilatano il tempo e rendono la narrazione più lenta e posata. Le atmosfere che ricordano vagamente Twin Peaks si sposano perfettamente ad una colonna sonora di grande spessore dal potere narrativo, come se avesse il compito di completare i dialoghi scarni che stentano a comporsi.
The End of the F***king World 2 rinnova il disagio dilagante che l’ha portata sotto i riflettori, ma fa un passo in avanti nell’evoluzione dei personaggi, lasciando uno spiraglio per un eventuale seguito. I fan della prima stagione troveranno piacere nel vedere una seconda stagione all’altezza della prima se non migliore.