Si è da poco conclusa in America la prima stagione della serie tv esordiente The Exorcist, trasmessa dalla Fox (in Italia l’ultimo episodio uscirà il 2 gennaio).
Sebbene l’inizio non sia stato dei più promettenti (leggi qui), nello specifico le prime due puntate, le cose iniziano a migliorare man mano che gli episodi si susseguono. La psicologia dei personaggi viene approfondita ed emergono temi interessanti, nonostante di per sé la storia non sia originalissima o particolarmente intricata.
La serie non è un capolavoro ma neanche un prodotto scadente. La qualità non manca, dalle eccellenti prestazioni del cast alla fotografia, dalla stessa sigla di apertura alle musiche. Insomma, l’unico neo sembra essere stata proprio la struttura narrativa che non presenta niente di nuovo. Sarà la ragione per cui dei iniziali tredici episodi previsti per questa prima stagione, si sia – invece – arrivati a dieci?
Una famiglia perseguitata dal male
L’intera stagione è focalizzata sulla famiglia Rance, letteralmente perseguitata dal male, o meglio da un demone in particolare, Pazuzu, uno degli spiriti maligni più temuti e potenti. Due preti cercano di aiutarli: padre Tomas (Alfonso Herrera), un giovane messicano a capo di una parrocchia nella periferia di Chicago; e padre Marcus (Ben Daniels), un esorcista dai metodi poco ortodossi. I due, contro la Chiesa stessa e con l’unico appoggio dei Rance, di padre Bennett (Kurt Egyiawan) e di altri pochissimi alleati, riescono a sconfiggere questa presenza demoniaca insinuatasi prima nel corpo della giovane Casey (Hannah Kasulka) per vendicarsi della madre Angela Rance, alias Regan MacNeil (Geena Davis), poi in quest’ultima.
Dicotomia tra bene e male
Tutto nella serie porta ad individuare il bene e il male come le due forze contrastanti che dominano sia il nostro mondo sia quello edenico, e che si nutrono l’una dell’altra per poter (co)esistere. Già dalla sigla si può intuire l’importanza del confronto tra queste due energie, in cui il bianco si macchia di nero e viceversa. Anche nella storia è chiaro chi siano i “buoni” e chi i “cattivi”, anche se nei personaggi esistono delle sfumature. Insomma, l’abito non fa il monaco.
Padre Marcus appartiene sicuramente a questa categoria di persone. Orfano, costretto già a dodici anni ad effettuare un esorcismo (tra l’altro riuscito), vede Dio e capisce quale sia la sua strada. Dopo innumerevoli successi, un fallimento gli farà perdere fede e autostima nelle proprie capacità. La drammatica vicenda della famiglia Rance risveglia qualcosa in lui, un sentimento di rivincita, di vendetta sul demone che ebbe la meglio su di lui anni prima e che costò la vita a un bambino. Marcus non è il tipico prete ligio alle regole imposte dalla Santa Chiesa. Pur di raggiungere i suoi scopi è capace di fare qualsiasi cosa, anche puntare una pistola contro altri preti o effettuare esorcismi senza l’autorizzazione da parte del Vaticano. Nonostante sia stato scomunicato, non smette di fare il proprio lavoro, ossia l’esorcista, addirittura sembra che Dio stesso voglia che sia così.
Un altro importante personaggio della serie è padre Tomas, anch’egli non è ciò che sembra. Non ha scelto di essere un prete per vocazione, ma come forma di riconoscenza – o per senso di colpa – nei confronti della nonna molto devota, che sognava di vedere il nipote diventare il primo papa messicano. Nonostante ciò, Tomas è bravo nel suo lavoro, riesce a tenere unita la piccola e problematica parrocchia che guida, ma non riesce ad essere un uomo felice e soddisfatto di sé, soprattutto non ha capito quale sia il suo ruolo in questo mondo secondo il disegno di Dio. Tomas si presenta come un uomo debole spiritualmente per quasi tutta la serie: ama profondamente una donna alla quale ha dovuto rinunciare a sposare per prendere i voti, ma con cui ha una relazione; vorrebbe aiutare la famiglia Rance, non riuscendovi perché tentato da Pazuzu e reso quindi inoffensivo e malleabile. Solo alla fine riuscirà a riscattarsi e a capire finalmente cosa dovrà fare: apprendere da padre Marcus come diventare un esorcista.
I Rance appaiono subito come una normale famiglia benestante ma con i propri problemi. È proprio su quest’ultimo aspetto che si struttura la trama della serie e si insinua lo spirito maligno.
Henry (Alan Ruck), l’uomo di casa, ha avuto un brutto infortunio e la sua convalescenza è piuttosto lenta. Infatti, il più delle volte non è molto lucido e dice strane frasi che fanno pensare allo spettatore o che siano state proferite da Dio o da Pazuzu. Negli ultimi episodi della serie, l’ipotesi che sia proprio Lui ha inviare dei messaggi tramite Henry, diviene sempre più una certezza.
Katherine (Brianne Howey), la secondogenita, è la figlia che riceve più attenzioni da qualche tempo per via di un tragico incidente stradale che ha avuto e che è costata la vita a una sua amica, di cui era innamorata, e che l’ha segnata profondamente.
Sebbene la sorella maggiore Casey comprenda la situazione, qualche altro sentimento cresce dentro di lei (gelosia, invidia, trascuratezza) e dà libero accesso a Pazuzu, che si impossessa della sua anima. La giovane inizia a rendersi conto di cosa le stia succedendo e delle cose orribili che l’entità maligna opera mediante il suo corpo e a cui è costretta ad assistere, inerme. Altre emozioni invadono la ragazza, ossia grandi sensi di colpa, depressione ma soprattutto il sentirsi sporca. Un sentimento che scopre aver avuto in comune con sua madre Angela, che a dodici anni era stata posseduta dallo stesso spirito e che era riuscita a sconfiggere. In seguito alla vicenda, la donna aveva cambiato identità sperando di ricominciare una nuova vita. Invece, il capriccioso Pazuzu non si era dato pace per tutti quegli anni e aveva deciso di vendicarsi di lei, impossessandosi della figlia per riavere la sua adorata Regan MacNeil (la ragazzina protagonista del celeberrimo primo film dell’Esorcista del 1973, che ha sconvolto la maggior parte degli spettatori della generazione precedente alla nostra). Pazuzu, però, viene nuovamente sconfitto e questa volta definitivamente, anche se Angela rimane paralizzata a causa del duro scontro contro lo spirito.
Un buon tentativo nonostante la poco originalità
Insomma, The Exorcist presenta diversa lati positivi che sicuramente non fanno di questa serie un flop, anche se le premesse narrative per una seconda stagione sono molto deboli e rischiano di rovinare il buon risultato raggiunto con la prima. Comunque staremo a vedere e nel frattempo non possiamo non invitarvi a vedere questa serie.