Abbandonati i problemi di tutti i giorni e messe da parte anche le rivalità e le battutine, The Falcon and the Winter Soldier ci regala un terzo episodio davvero degno di un film di James Bond, introducendo nuovi personaggi ed entrando nel vivo dell’intreccio che caratterizzerà la seconda metà di questa miniserie.
Avevamo lasciato Bucky e Sam alle calcagna del gruppo terroristico dei Flag Smashers, girando come delle trottole tra Europa orientale e Stati Uniti per capirci qualcosa di quello che sta succedendo con il siero del supersoldato. Avendo esaurito gli indizi, e non avendo accettato l’aiuto del sempre più sospetto nuovo Captain America, il dinamico duo si trova “costretto” quindi a formare un’alleanza complessa con un vecchio cattivone intravisto nel finale del secondo episodio: Helmut Zemo, il sadico barone responsabile di gran parte del casino di Civil War. Apparentemente meno cattivo di prima, pronto alla battuta e evidentemente strapieno di soldi, sarà proprio lui – dopo che Bucky si sarà adoperato per farlo evadere di prigione – a indirizzare i due protagonisti verso una nuova esotica pista, alla ricerca di un dottore che si vocifera stia ancora lavorando proprio al tremendo Siero una volta preso da Steve Rogers.
Atletico Madripoor
La vera star di questo episodio (e una nuova aggiunta che pensiamo non vedremo oggi per l’ultima volta) è proprio la città di Madripoor, dove si svolge la maggior parte dell’azione e dove il gruppo si reca per indagare, incrociando i loro destini con quello di una vecchia conoscenza – la Sharon Carter di Civil War, ora diventata una contrabbandiera di oggetti d’arte in esilio – e di una misteriosa entità criminale conosciuta come il Power Broker. Al di là del possibile fatto che queste due identità potrebbero proprio coincidere nel personaggio interpretato da Emily VanCamp, è stato un enorme piacere vedere una nuova location presa dai fumetti Marvel anni ’80 introdotta nell’MCU. Soprattutto se detta ambientazione sembra un misto tra Singapore e la Night City di Cyberpunk 2077, con tanto di neon e bar poco raccomandabili dove Sam fatica ad ambientarsi e non farsi riconoscere (bere drink con interiora di serpente non è per tutti infatti).
Il team di The Falcon and the Winter Soldier riesce nell’intento di rintracciare il dottor Nagel, dal quale scopre come sia stato in grado di riprodurre il siero usando il sangue di Isaiah Bradley (il veterano di colore visto nell’episodio 2). Neanche tempo di digerire la notizia che le cose vanno un po’ a Sud, con Zemo che senza esitazione fredda Nagel e Sharon in particolare evidenza nello scontro a fuoco che ne segue, una sparatoria che davvero fa più Spy Story che MCU.
La coscienza di Zemo
Mentre il “finto” Captain America e i Flag Smashers continuano nelle loro riprovevoli azioni in sottofondo, il nucleo di questo episodio è concentrato da una parte ancora sul dualismo Sam-Bucky sull’eredità di Cap – con un Sam talmente frustrato che arriva a desiderare di aver distrutto lo scudo – e dall’altra su Zemo, un ritorno da non sottovalutare. È chiaro infatti come il controllo della situazione non sia certo completamente nelle mani dei due Avengers e di come le motivazioni e i fini ancora non rivelati dell’ex detenuto andranno a incidere potentemente sul finale della serie. Fa particolarmente riflettere l’impatto che Zemo, un ex Hydra, riesca ad avere su quello che una volta era il Soldato d’Inverno e anche dimostrazioni saltuarie di violenza non necessaria e inaffidabilità facciano di tutto per far intendere al pubblico come Zemo abbia ben altri piani per il futuro rispetto ai due vendicatori che lo accompagnano.
Persino il colpo di scena finale, il quale vede l’arrivo di Ayo da Wakanda (già vista in Black Panther, potenzialmente in cerca di vendetta per il Re T’Chaka, ucciso proprio da Zemo) non lascia dubbi: sarà proprio il personaggio di Helmut Zemo a ricoprire un ruolo centrale nelle prossime vicende della serie.
The Falcon and the Winter Soldier è un prodotto dal quale abbiamo ormai capito sarà difficile aspettarsi grandissime rivelazioni o farci scatenare in miriadi di teorie come WandaVision (un po’ ci manca alzarci con l’ansia degli spoiler il venerdì mattina dobbiamo ammettere), il quale però funziona e anche con questo terzo episodio intrattiene gustosamente, senza raggiungere vette altissime ma andando sempre nel profondo. Nel profondo dell’azione a volte, nel profondo della psicologia dei suoi protagonisti spesso e volentieri e anche nel profondo delle motivazioni di un gruppo di terroristi che forse terroristi non sono ma che si comportano molto come se lo fossero. E, infine, nel profondo di un villain teutonico che potrebbe giocare un ruolo importante non solo in questo show ma anche nel prossimo futuro del Marvel Cinematic Universe. Non ci resta che attendere le prossime tre e ultime puntate per sapere il destino della pesante eredità lasciata dal personaggio interpretato da Chris Evans.
Nel caso vi foste persi qualcosa o aveste bisogno di una rinfrescata ora arrivati a metà della stagione, ecco anche le nostre recensioni delle puntate precedenti: