Ha da poco fatto la sua apparizione sul piccolo schermo la nuova serie di fantascienza di Hulu The First, creata da Beau Willimon con protagonista Sean Penn. Abbiamo visto in anteprima le prime due puntate dello show, ma ora è arrivato il momento di tirare le somme di questo ambizioso progetto.
Da House of Cards a The First, da Spacey a Penn
Beau Willimon come sceneggiatore e produttore può esibire un curriculum forse esiguo ma di una certa importanza, a cominciare da House of Cards, la serie di successo tornata sotto l’occhio di Sauron a causa delle “vicissitudini giudiziarie” del suo protagonista Kevin Spacey. A questo aggiungiamo anche le Idi di Marzo, Maria Regina di Scozia a breve nei cinema, ed infine The First che ha fatto il suo ingresso nella grande famiglia dei film e delle serie fantascientifiche, e che facilmente ci fa ricordare la pellicola di qualche mese fa, The First Man, di Damien Chazelle dedicata a Neil Armstrong.
The First, un futuro vicino
Siamo nel 2030, in un futuro quindi facilmente immaginabile, e si seguono le difficoltà e le sfide che incontrano gli astronauti della NASA nella preparazione della prima missione umana su Marte.
Le prime due puntate ci hanno positivamente impressionato, la tensione è palpabile, le immagini suggestive, la storia avvincente. Interessante anche il dilemma morale e politico se sia giusto o meno investire i soldi pubblici su un altro pianeta o utilizzarli per risolvere i problemi del nostro. Le problematiche burocratiche della missione si vanno ad intrecciare a quelle familiari dei protagonisti senza che l’una prenda il sopravvento sull’altra. Convincente anche il tempo della storia, un futuro molto simile al nostro presente ma con piccole innovazioni tecnologiche come macchine autonome, comandi vocali e realtà aumentate, che ci fanno fare un passo in avanti.
Con la terza puntata invece si cambia completamente rotta, il ritmo rallenta e si focalizza l’attenzione non più sulla grande sfida del pianeta rosso, ma sui protagonisti e le loro vite personali. Viene tirato il freno a mano tutto d’un tratto e ci si ferma sui lunghi silenzi, le lente inquadrature e i primi piani di quei volti umani che portano i segni di una vita vissuta tra alti e bassi. La telecamera indaga sulla storia dei personaggi, si divide tra passato e presente in continui cambi temporali, si concentra sui sentimenti, sulle parole dette e non dette, lasciandosi così scappare tra le mani il filo fantascientifico che viene eclissato completamente.
Solo nel finale sembra tornare il ritmo incalzante e adrenalinico dei primi episodi, riprendendo alcuni discorsi trascurati. Ma arriva troppo tardi non riuscendo a risollevare le sorti di una serie che alla fine dei conti risulta troppo lenta nonostante l’enorme potenziale.
Sean Penn, l’eroe senza macchia
Il vero faro di The First è senza dubbio Sean Penn nei panni dell’astronauta Tom Hagerty, che oltre a dover gestire il suo team di astronauti, deve anche occuparsi della figlia tossicodipendente e del fantasma dell’amata moglie morta suicida. Da tanto lontano dal grande schermo, si avvicina anche lui alla nuova tendenza seriale con una performance molto intensa. Disegna la figura di un eroe classico che dopo un tragico evento vive nel tormento, ma che richiamato al suo dovere sfoggia le sue abilità carismatiche e di leader, impegnandosi costantemente nel fare la scelta giusta. Sean Penn è sempre stato e continua ad essere una garanzia dietro la macchina da presa, innegabile dire che senza di lui la serie non avrebbe ricevuto l’attenzione sperata. Questo però non vuol dire che il resto del cast non sia stato da meno: Anna Jacoby-Heron è la figlia con problemi di dipendenza; Natascha McElhone, che ricordiamo nei panni dell’amata di Truman in The Truman Show; LisaGay Hamilton (Beautiful Boy, Vice – L’uomo nell’ombra), ed infine avrete sicuramente riconosciuto il volto ormai maturo di Keiko Agena, l’inseparabile amica di Rory in Una mamma per amica.
Is there life on Mars?
The First non è un viaggio verso lo spazio, ma è un viaggio nelle vite umane, nei loro sogni, nelle loro speranze, nelle loro aspirazioni. Il vero protagonista è il fattore umano con le sue debolezze, le passioni ed i sacrifici che si devono compiere difronte ad una missione così importante. La sceneggiatura si prende tutto il tempo necessario per raccontare questo aspetto, aiutata anche dalla struttura seriale, ma a tratti si perde troppo nell’introspezione dimenticandosi della parte più dinamica che è quella della colonizzazione dello spazio.