Nel corso degli anni, i film d’inchiesta sui personaggi pubblici sono stati numerosi: da Il caso Spotlight a Truth – Il prezzo della verità, sono stati in tanti a cimentarsi nel genere. The Front Runner, di Jason “Juno” Reitman, riesce nella missione non facile di raccontare una storia di trent’anni fa in grado di fare riflettere ancora oggi.
Gary Hart, chi era costui?
Nel 1988 Gary Hart era l’uomo da battere, il “front runner” (favorito) delle presidenziali del partito democratico, un uomo carismatico dalle idee rivoluzionarie. Uno scandalo lo investirà solo due settimane prima delle elezioni: a causa di un affair sentimentale verrà preso da un assalto mediatico dalle pesanti ripercussioni. Hugh Jackman, icona hollywoodiana di forza e rettezza, ha il physique du role perfetto per interpretare un eroe controverso come Hart. La visione del regista è tutt’altro che dogmatica: lo spettatore è portato a cambiare più volte idea sulla posizione protagonista.
Chi ha paura dei media?
Il film ha il grande pregio di spingere lo spettatore a ragionare sul ruolo dei media e del loro rapporto con i personaggi pubblici: fin dove è lecito spingersi? È davvero fondamentale per un personaggio di spicco rinunciare alla privacy ed essere irreprensibile da ogni punto di vista? E un personaggio irreprensibile è automaticamente il più adatto a governare un paese? Front Runner si svolge in un periodo in ci si poneva questi interrogativi per la prima volta, quando i VIP iniziarono a dover sudare il loro posto sull’Olimpo. Nel mondo di oggi in cui non sono solo i personaggi pubblici, ma anche chi ha un profilo social si pone domande simili riguardo alla rappresentazione di sé e della propria vita, questa storia individua una delle prime “vittime” di questo modo allora inedito di utilizzare i media.
Un Jason Reitman inedito
Reitman è sin dagli esordi un paladino degli esclusi, un autore in grado di dare voce a personaggi inediti. Dalla sedicenne incinta, alla reginetta del liceo esaurita, al “licenziatore” emotivamente sterile, alla neo mamma in crisi fino al lobbista pro fumo, nessuno di questi era un personaggio pubblico. Gary Hart, personaggio celebre e realmente esistito, è una novità per il regista, che riesce brillantemente nell’impresa di trasmettere il dramma e l’umanità di questo golden boy del partito democratico. Anche in questo caso Reitman si mostra benevolo con il suo protagonista, lo segue nelle sue vicissitudini senza lasciar trapelare alcun giudizio su di lui o su quello che succede. Semplicemente mostra il cambiamento del ruolo dell’informazione e del giornalismo nel mondo politico. Agli spettatori l’ardua sentenza. Gli attori, da Jackman a J.K. Simmons a Vera Farmiga, offrono delle buonissime prestazioni, di sicuro anche grazie alla direzione di Reitman.
Mo’ tocca strigne
The Front Runner è un film interessante, in grado di suscitare interrogativi importanti e di intrattenere. Ha il grande pregio di avere un protagonista controverso, difficile da classificare, e di non schierarsi mai contro di lui o in suo favore. Non è impresa facile per un biopic, tanto più visto che si tratta del primo per il regista canadese. Una buona scelta come film d’apertura del Torino Film Festival di quest’anno: un film profondamente americano e in grado di metterne in scena una grande controversia.