La storia d’amore tra Netflix e i lungometraggi non è ancora sbocciata definitivamente. The Silence ne è la più recente, balbettante, dimostrazione: un – ennesimo – racconto post apocalittico che sfoggia inutilmente nomi molto in voga come il sempreverde Stanley Tucci e le bionde Miranda Otto (ovviamente di estrazione Signore degli Anelli) e Kiernan Shipka anime delle recenti scorribande TV della strega Sabrina, anch’essa recentemente arrivata alla seconda stagione sulla piattaforma di streaming più di successo.
Adattato dall’omonimo romanzo del 2015 a opera di Tim Lebbon, The Silence racconta la storia di una famiglia, incentrata in particolare sul rapporto tra un padre (Tucci) e la figlia Ally (Shipka), catapultati quasi per caso nella catastrofe scatenata dall’attacco al Nord America da parte di una non meglio precisata specie di pipistrelli/pteranodonti mangia persone. Ma da dove vengono questi milioni di creature semi-preistoriche mai viste prima? Ma ovvio: da una non meglio precisata grotta.
Nella primissima scena del film infatti le “Vespe” (come verranno simpaticamente chiamate in seguito) fanno la loro prima apparizione saltando fuori da un buchetto in una grotta, dove apparentemente si sono evolute in questa assurda maniera stando lì per migliaia di anni. Perché ci stavamo poi quasi per scordare poi la caratteristica fondamentale di queste bestiacce, quella che poi dà anche il nome al film: le Vespe sono completamente cieche, ma si muovono – e mangiano – basandosi sull’udito.
Tutto questo preambolo, scorrendo poi le vicende del film, scatenerebbe una lunga serie di domande (presumibilmente destinate a rimanere senza risposta) sulle origini delle vespe, su cosa diavolo hanno mangiato per milioni di anni in un buco nel terreno o sul come facciano a sentire i rumori più minimi delle persone quando esse stesse fanno versi ripugnanti ad altissimo volume, ma soprassediamo.
Ci vogliono uccidere? Aspetta un attimo che qui non prende bene il 4G…
Soprassediamo, perché il genere è quello horror post-apocalittico con un tocco di sci-fi buttato dentro, quindi l’esperienza ci suggerisce di non farci domande e prendere le cose con una certa sospensione dell’incredulità. Il problema di The Silence è che anche con questo approccio mentale il film non migliora, anzi. Seguendo le a volte fin quasi ridicole peregrinazioni degli Andrews in fuga per la loro salvezza non si può che non sorridere per la crudezza degli effetti speciali, per le performance attoriali di parte del cast (il fratellino di Ally: no comment) e su cadute di stile varie, come la rappresentazione proprio della protagonista, muta ma perfettamente in grado di parlare e senza mai dare l’impressione di alcun disagio dato dalla sua condizione.
The Silence è un susseguirsi di scene assurde, spesso riguardanti la forzatissima e al limite dell’allucinante storia d’amore a distanza tra Ally e un suo compagno di scuola, con i due che si ritrovano a parlarsi su Skype nelle situazioni più senza senso, come quando lui è in pericolo di vita e i suoi genitori sono appena morti (non vi preoccupate, i personaggi sono così insulsi che non vi importerà minimamente di questo minuscolo spoiler). Di esempi così ce ne sono a miriadi, così come di sviluppi al limite del ridicolo, quale la setta – venuta su in cosa, due o tre giorni? – che la famiglia incontra nel finale, già inspiegabilmente ridottasi a pratiche selvagge da peggio episodi di The Walking Dead.
Le alternative non mancano
The Silence è praticamente un B-Movie non voluto, un film della Asylum ma senza la consapevolezza di esserlo e con il desiderio a tratti di prendersi pure sul serio. L’unico a salvarsi forse è proprio Tucci: dall’alto della sua esperienza si vede che è riuscito comunque a cavare un ragno dal buco da uno script che definire balbettante è fargli un complimento. E aspettate poi di vedere il ridicolo finale, una specie di allegoria sull’evoluzione che non c’è neanche il bisogno di spiegare o commentare, è solo buttata lì a chiudere la storia in maniera repentina e priva di pathos.
Se avete voglia di una storia introspettiva su un mondo post-apocalittico dove per sopravvivere a strane creature dovete semplicemente stare zitti e mettere in vibrazione il cellulare, ci sono due opzioni – Bird Box e A Quiet Place – uscite negli ultimi anni e dalla qualità senza dubbio migliore di The Silence, film che nonostante premesse anche interessanti finisce per essere 90 minuti della vostra vita buttati, quasi peggio di un Chievo – Udinese 0-0 di fine campionato in serie A.