Il 26 marzo ha debuttato, su Amazon Prime Video, The Terror, la serie adattamento del romanzo di Dan Simmons, La scomparsa dell’Erebus, e prodotta da uno dei mostri sacri del cinema: Ridley Scott. Ispirato alla fallimentare missione esplorativa inglese nell’Artide che tra il 1845 e il 1849 si concluse con la morte dei 129 membri della spedizione, la serie ricostruisce la dinamica della vicenda in chiave horror soprannaturale.
I primi due dei dieci episodi previsti ci introducono a fuoco lento ma con vivida potenza descrittiva nei dettagli della vita in alto mare e soprattutto dei rapporti di forza che intercorrono tra i capitani delle due navi coinvolte, dai nomi non proprio beneauguranti Erebus e Terror. Grazie alla ricchezza dei dialoghi, ai flashback sulle vicende personali che hanno coinvolto i protagonisti prima della spedizione, e allo spazio lasciato loro nella narrazione, si colgono perfettamente le ragioni del reciproco risentimento che condurrà alle scelte sciagurate a causa di cui navi e uomini resteranno intrappolati nel ghiaccio. Non vengono però risparmiati momenti ad alta tensione e scene brutali, dalle visioni sotto il mare ghiacciato alla dettagliata autopsia di un giovane marinaio, incidenti tragici e assalti notturni. Un ruolo fondamentale nelle scene diurne quanto in quelle notturne lo gioca l’atteggiarsi della luce nel piatto, sconfinato orizzonte a cui il capitano Francis Crozier, interpretato dal bravissimo Jared Harris, guarda con sospetto e timore, colpito dalla rifrazione dei raggi solari sul bianco sterminato che sembra gettare un macabro incantesimo durante un inverno anormalmente prolungato.
Basandosi sull’esordio si può già affermare che The Terror è un esempio ben riuscito di narrazione storica e pionieristica, che costringe gli uomini a misurarsi con le prove imposte da un ambiente ostile, con i reconditi recessi del proprio io esasperato dalle condizioni estreme, e soprattutto con il senso cieco di impotenza di fronte al volere imperscrutabile della natura e delle antiche maledizioni che la abitano. Il creatore della serie David Kajganich è perfetto nel rendere con prepotenza l’inutilità umana di fronte all’infinito, di quanto sia dannosa l’arrogante sicurezza incarnata dal capitano John Franklin, il calzante Ciaran Hinds, e autolesionista il mancato rispetto dell’ambiente e delle tradizioni di chi lo popola. Kajganich dà vita a un cuore di tenebra ai confini del mondo, secondo una logica narrativa che nel cinema ispirato ai classici di Conrad e Melville si è poi spostata ai bordi inesplorati dello spazio. Insomma: equipaggio sperduto, natura indomabile, una forza assassina all’opera, impossibile non pensare alla saga di Alien, tanto per fare un esempio a tema.
Un altro elemento tipicamente vittoriano che emerge con cupo fascino in The Terror è quello dell’irruzione della scienza, in particolare della chirurgia, nel mondo superstizioso della marina, appalesato nel contrasto tra i dottori di bordo, e come neanche i lumi di questa possano niente contro l’ancestrale magia degli Inuit e del misterioso mostro che semina morte tra le distese di ghiaccio. Amanti dell’oscurità, dell’horror soprannaturale e dell’ignoto siete avvisati: pur avendo visto solo un preludio di The Terror, la serie si annuncia ricca di materiali e spunti interessanti, accuratamente realizzata, dalle magnifiche scenografie e un cast perfettamente all’altezza del compito. La voluta lentezza della narrazione ha gettato le basi per grandiose sorprese. Da tenere d’occhio.