Dopo una lunga attesa finalmente The Walking Dead ritorna con la seconda parte della settima stagione. I vari promo rilasciati hanno suggerito interessanti anticipazioni e con questo nono episodio i fatti hanno soddisfatto le aspettative portando ad un punto di svolta atteso fin dalla prima puntata di questa stagione fatta di alti e bassi.
Dove eravamo rimasti
Diversi abitanti di Alexandria sono morti, Morgan e Carol sono ancora nei pressi del Regno all’insaputa dei compagni e Eugene è tenuto in ostaggio da Negan, il quale spadroneggia incontrastato su tutte le comunità conosciute. Daryl è però riuscito a scappare e a rifugiarsi a Hilltop dove si è riunito al gruppo.
Dopo un periodo di smarrimento Rick è finalmente determinato a reagire assieme ai compagni rimasti, iniziano quindi a vedersi i primi segni di rivolta contro i Salvatori.
Troviamo infatti Rick e gli altri nel tentativo di muovere i primi, lenti e difficili passi per iniziare a raccogliere alleati contro gli uomini di Negan. Iniziamo a capire il valore di Jesus nella vicenda, infatti si dimostra essere una ricca fonte di informazioni dato che è lui a condurli nel Regno, dove sembra avere dei contatti. La consapevolezza dell’esistenza di un’altra comunità tanto grande infonde parecchia speranza nei nostri eroi, ma convincere re Ezekiel a muovere battaglia è meno semplice del previsto. Del resto la pace, anche se con sottomissione, è pur sempre pace e imbracciare le armi non è mai una decisione da prendere alla leggera.
Il re e il leader
Vedere Rick ed Ezekiel faccia a faccia provoca un hype non indifferente: due capi carismatici e rispettati, apparentemente diversi come il giorno e la notte.
Ezekiel è istrionico e teatrale, dal viso gentile, la sua minaccia è per di più scenica col suo trono e la tigre Shiva al guinzaglio.
Rick è burbero e diretto, il suo stesso aspetto è minaccioso, da sopravvissuto, lo sguardo determinato e il temperamento aggressivo.
Ezechiel vuole tenere al sicuro la sua gente a costo di abbassare la testa, Rick è stanco degli abusi e vuole eliminare il problema alla radice, anche se questo comporterà dei sacrifici. Entrambi agiscono per il bene comune ma muovendosi su binari differenti.
Bellissima è la favola che Rick racconta al Re, esprimendo metaforicamente l’importanza del fatto che se nessuno si metterà all’opera per risolvere un problema comune a tutti quel problema resterà per sempre.
Altro aspetto positivo è “l’umanizzazione di ritorno” di Daryl che miracolosamente riesce a pronunciare ben più di due frasi di senso compiuto, ovviamente azzeccatissime, tanto per ricordarci il perché adoriamo questo personaggio.
Venti di guerra
Il tema principale della puntata è quindi la ricerca di alleati per poter muovere guerra contro i Salvatori. Il problema è che, oltre agli uomini, mancano le armi, e anche una buona dose di volontà da parte dei membri delle altre comunità. Rick riesce ad ottenere qualche consenso ma solo una manciata di pochi volontari non addestrati.
La narrazione segue quindi il viaggio del gruppo dei protagonisti da una comunità all’altra, eccetto per un paio di scene che vedono in una Carol – presenza sempre gradita sulla scena – alle prese col suo “esilio” e un’altra con padre Gabriel, che lo vede protagonista di un fatto importante perché le sue azioni condurranno i nostri eroi in una direzione inaspettata, che porterà al gustoso finale della puntata. Un finale che comprende un interessante cliffhanger in grado di aprire più di una porta riguardo risvolti futuri.
Difficile dire se la sorpresa sarà un bene o un male per i protagonisti, ma l’espressione di Rick sembra non lasciare dubbi.
Nel complesso l’episodio ci ha dato quello che volevamo: momenti di rilevo per i personaggi più amati, un bello scambio di battute e finalmente un po’ di fatti riguardo l’attesissima rappresaglia da parte di Rick nei confronti di Negan, il quale non compare affatto, tanto per far cuocere i fan nel loro brodo.
Aspettiamo quindi con trepidazione un decimo episodio ricco di aspettative.