Lara Croft è una delle pochissime icone dei videogiochi che è stata in grado di fare il “salto” e diventare parte integrante della cultura pop, anche in un’epoca – gli ormai lontani anni ’90 – dove i videogiochi sicuramente non erano il fenomeno globale e ormai parte integrante della società come oggi. Tomb Raider, con le sue avventure esotiche, i puzzle e l’esplorazione, è sicuramente una pagina importante della storia videoludica anche per il suo gameplay e le innovazioni ludiche portate negli anni, ma certo la sua fortuna, il suo cardine è e resta Lara, la britannica ereditiera con il senso dell’avventura, il carisma e… Perché no, le curve generose.
Tomb Raider nella sua versione originale e scanzonata era già approdato ad Hollywood a inizio anni 2000, con due – discutibili dobbiamo dire – trasposizioni cinematografiche comunque iconiche, con una Angelina Jolie in grado di impersonare quella Lara con tutta la sua carica e personalità, all’interno di produzioni certamente senza pretese, in anni dove non necessariamente tutto veniva messo sotto la lente di ingrandimento come nell’era dei social network e di Rotten Tomatoes.
La nuova Lara
17 anni dopo, torna nei cinema di tutto il mondo Tomb Raider, con un’attrice premio Oscar nel ruolo dell’archeologa un tempo più sexy di tutte, un budget multi-milionario e la voglia, questa volta, di stupire e regalare alla traumatica storia del rapporto tra film e videogiochi finalmente una pagina quantomeno degna, dopo il fallimento di recenti e importanti esperimenti come Assassin’s Creed.
Tomb Raider in questi anni è cambiato, a partire dal videogioco. Tutto questo è dovuto al vendutissimo e acclamatissimo reboot della serie uscito nel 2013, dove le tigri, i dinosauri e gli occhialoni da sole della Croft sono stati sostituiti da una nuova Lara, una ragazza dalle forme e dal carattere molto più realistiche, un bozzolo di avventuriera in procinto di diventare farfalla, una ragazza straziata dal dolore, dalle perdite e dalle terribili peripezie che la ricerca del padre scomparso – e del tesoro della misteriosa isola di Yamatai – le mettevano davanti. Un’eroina “costretta” dalle circostanze a diventare spietata, transizione dolorosa che colpì tantissimo alla release del videogame. La stessa storia, con lo stesso canovaccio, viene riproposta oggi al cinema in Tomb Raider, con protagonista Alicia Vikander (The Danish Girl, Ex Machina) e pronta di nuovo a sbancare i botteghini.
Reboot del reboot?
Come dicevamo, questo reboot su grande schermo segue a grandi linee l’intreccio del reboot gaming del 2013, pur con pieghe inedite di qua e di là e sviluppi differenti che non staremo a rivelarvi per lasciarvi scoprire la trama da soli. Lara è una giovane ragazza apparentemente come tante, squattrinata e rimbalzata tra una sfida a boxe e una consegna a domicilio nell’Est di Londra, la zona più in voga e “hip” della città; la realtà è diversa però: Lara è unica ereditiera di una fortuna enorme, quella dei Croft, dopo la prematura scomparsa della madre e la recente dipartita anche del padre, sparito durante un viaggio di lavoro in circostanze misteriose. Lara rigetta questa realtà e preferisce costeggiare la vita piuttosto che riconoscere di essere sola al mondo, ma tutto cambierà quando, all’interno di un vecchio oggetto appartenuto al padre troverà una chiave…
Dopo un’introduzione lunga ma piacevole, Tomb Raider enterà nel vivo delle origini di Lara sull’isola di Yamatai, nella quale dovrà fronteggiare una terribile minaccia e scoprire il destino di un padre che le aveva tenuto nascosto moltissimi segreti. Tomb Raider riesce a non annoiare e a raccontare in maniera più che soddisfacente la storia della Croft e si fa apprezzare soprattutto nelle fasi iniziali e finali. Lo svolgimento del “cuore” della pellicola è infatti un po’ deludente e presenta qualche caduta di stile e situazione troppo ancorata ai tópoi classici dei film d’azione di serie B. La già citata e cruenta crescita di Lara da ragazzina sbeffeggiante a novella Indiana Jones è infatti – come ci attendevamo – troppo veloce e mal si rapporta alla stessa sezione, così intensa, vissuta nel videogame.
Brava Alicia!
I personaggi secondari inoltre deludono su tutti gli aspetti, così come un villain solo sufficiente: è chiaramente la Vikander qui a fare un’ottima figura, dimostrando nettamente le sue – ben note – capacità attoriali, oltre a fare sfoggio del suo sguardo magnetico in grado di bucare lo schermo. Quella che invece non conoscevamo era la sua fisicità, inattesa e adeguata (si vede che si è preparata fisicamente a lungo per questo film) alle circostanze: certo, in alcuni casi la sua corporatura esile (anche rapportata alla Camilla Luddington “modella” del videogame) rende poco credibili alcune mosse, colpi e scene, ma possiamo dire che alla fine la scelta attoriale della protagonista, tanto discussa, si è rivelata un successo.
Tomb Raider riesce a intrattenere, non annoia, sebbene non riesca mai a stupire, emozionare e lasciarci qualcosa di più dell’adrenalina delle sue ottime scene d’azione. I fan del videogame, nonostante i cambi già citati, sicuramente potranno sorridere di alcuni riferimenti e momenti nei quali il regista Urthaug (The Wave) omaggia il gioco: per esempio ricordiamo una scena dove Lara, appena arrivata sull’isola, si ritrova su una spiaggia e la telecamera si allontana da lei, mostrando l’intero scioccante panorama di Yamatai. In quel momento ci aspettavamo davvero che su schermo apparisse la scritta “Premi Start per iniziare”.
Tra i migliori, ma non è una grande conquista
Tomb Raider ci ha convinto. Probabilmente si tratta di un film del quale non ci ricorderemo tra molti anni, ma è anche da giudicare come una “origin story” all’inizio di quella che è stata prevista come una trilogia e possiamo dire che il cliffhanger finale ci abbia lasciati con la moderata curiosità di sapere dove andrà a parare la storia nei capitoli futuri. Nella sopracitata difficilissima storia d’amore tra i videogiochi e il cinema, possiamo comunque considerare questo film una delle migliori trasposizioni di cellulosa di un videogame, per certi versi ci ha ricordato come qualità il “solido” Prince of Persia con Jake Gyllenhaal di qualche anno fa.
Questo non vuol dire che Tomb Raider sia un capolavoro, vista la moderatissima concorrenza, ma dobbiamo dire che è ben girato, ha ottime scene d’azione e a parte un paio di sviluppi inattesi e gestiti manco troppo bene, fa egregiamente il suo lavoro, per regalare due ore di intrattenimento senza troppi fronzoli.