Tre manifesti a Ebbing, Missouri è un film scritto e diretto da Martin McDonagh e interpretato da stelle del cinema internazionale come Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell e Peter Dinklage (noto principalmente per il ruolo di Tyrion Lannister in Game of Thrones). Dopo la presentazione in anteprima mondiale nel corso della 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Tre manifesti a Ebbing, Missouri è stato distribuito nelle sale italiane a partire dall’11 gennaio, pochi giorni dopo la conquista di ben 4 premi nell’edizione 2018 dei Golden Globe e la conseguente definitiva affermazione come uno dei titoli di punta nella corsa agli Oscar di quest’anno.
Mildred Hayes (Frances McDormand) è una madre divorziata di Ebbing, in Missouri, alle prese con la crescita del figlio Robbie (Lucas Hedges) e con il dolore e la rabbia per la scomparsa della figlia Angela, stuprata e uccisa da un non identificato criminale. Sfiancata dalla mancanza di progressi nelle indagini sull’assassino di sua figlia, Mildred decide di affittare tre cartelloni pubblicitari situati nei paraggi della sua abitazione, sui quali fa affiggere altrettante scritte provocatorie nei confronti dell’operato dello sceriffo Bill Willoughby (Woody Harrelson), a sua volta afflitto da un cancro in fase terminale. L’azione della donna spacca letteralmente in due l’opinione pubblica, attirandole l’astio di molte persone, fra cui l’agente Jason Dixon (Sam Rockwell), e la simpatia di pochi altri, fra i quali lo stesso sceriffo Willoughby, comprensivo nei confronti di Mildred nonostante sia anche l’oggetto delle sue feroci critiche.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri: un viaggio cinico e doloroso nel lato oscuro della provincia americana
Dopo due piccoli gioielli come In Bruges – La coscienza dell’assassino e 7 psicopatici, Martin McDonagh torna a utilizzare commedia, violenza e black humour come strumento di un’acuta riflessione sull’umanità, sui suoi pregi e sulle sue contraddizioni. Come per le precedenti pellicole, a fare la differenza è una scrittura di straordinaria compattezza e di sorprendente incisività, capace di tratteggiare con poche efficaci battute personaggi controversi e contraddittori, ma dotati di una tridimensionalità e di un’umanità più uniche che rare nel sempre più appiattito panorama cinematografico contemporaneo.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri ci trasporta nel cuore della provincia americana, dove i pregiudizi e la diffidenza sono parte integrante della società, il giudice più potente e autorevole è l’opinione pubblica e il modo più pratico ed efficace di ottenere giustizia è quello di farsela da soli. In questo contesto arido e retrogrado si toccano e si incrociano i destini di personaggi afflitti e spezzati dalla vita, dal lutto e dalla solitudine, alla disperata ricerca di una scintilla di verità o di una briciola di giustizia che possano aiutarli ad alleggerire il fardello di rabbia e dolore con cui devono convivere ogni giorno.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri ci racconta un’America sempre più chiusa in se stessa e nei suoi pregiudizi
Con un approccio a metà fra la sociologia e il più fine umorismo, Martin McDonagh tesse lentamente una tela fatta di emozioni, contraddizioni, collera e vendetta, dalla quale filtrano raggi di limpida e sincera umanità, esaltati da una messa in scena pressoché perfetta in ogni sua componente, dalla minimale scenografia alle coinvolgenti musiche, passando per le straordinarie performance degli interpreti. La retorica, gli stereotipi e il politicamente corretto vengono messi da parte in favore di un pungente sarcasmo, di uno sviluppo narrativo che ribalta qualsiasi convenzione di genere e dello struggente ritratto di una madre indurita dalla vita e dal dolore, silenziosamente e inesorabilmente alla ricerca di giustizia e vendetta.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri solletica l’intelletto con battute taglienti, dai tempi comici perfetti, che fanno sorridere a denti stretti, mettendo in luce il cuore pulsante di un’America di provincia sempre più chiusa in se stessa, nei suoi silenzi e nelle sue paure, ma anche i germogli di solidarietà e fratellanza che riescono ad affiorare in un terreno così sterile. A rimanere nel cuore e nella mente sono soprattutto i personaggi di Mildred, dello sceriffo Bill e dell’agente Jason, dai caratteri diametralmente opposti e dalle posizioni apparentemente inconciliabili su etica e giustizia, ma comunque capaci di superare frizioni, contrasti e contraddizioni per trovare momenti di commovente e appassionante vicinanza. Martin McDonagh è però abile a cesellare in pochi minuti con uno sguardo, un gesto o una battuta anche degli straordinariamente convincenti personaggi di contorno, perfetti per tratteggiare un desolante quadro di disperazione universale e solitudine esistenziale.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri è forte della performance da Oscar di Frances McDormand e Sam Rockwell
Doveroso spendere qualche parola per le prove di Frances McDormand, Sam Rockwell e Woody Harrelson, con i primi due in più che meritato odore di Oscar dopo la conquista dei premi di categoria ai Golden Globe. La McDormand incarna alla perfezione un’atipica madre coraggio, in perenne bilico fra ruvidezza, cinismo e disillusione, ma piena di rimpianto per ciò che è stato e di amore per chi c’è ancora, come il figlio Robbie. Rockwell dal canto suo aggiunge un nuovo splendido esponente alla sua collezione di personaggi completamente fuori dagli schemi, dimostrando una sorprendente capacità espressiva nei panni di un poliziotto con un principio di legge del tutto personale, fatto di pregiudizio, disorganizzazione e maniere forti, ma anche di un proprio intimo codice etico. Woody Harrelson si pone a metà fra i due, donando umanità e profondità a un uomo di legge dalla mentalità particolarmente aperta, conscio della sua imminente fine.
Un plauso anche per l’evocativa colonna sonora del fido collaboratore dei Coen Carter Burwell, abile a sottolineare i momenti più intensi con un lirismo mai fine a se stesso e per la sicura e incisiva regia di Martin McDonagh, priva di particolari svolazzi autoriali ma esemplare nel trarre il meglio dai propri eccellenti interpreti e dai passaggi più emozionanti del film, come le letture di tre struggenti lettere d’addio.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri è l’apice della dark comedy contemporanea ed è sicuramente fra i film più importanti e meritevoli di questa stagione cinematografica. Un film duro e pungente, che punta il dito contro il lato oscuro della provincia americana con una storia sincera e dolorosa e dei personaggi veri, imperfetti e spigolosi, scavandosi lentamente ma inesorabilmente un varco nel cuore dello spettatore. Una pellicola destinata a diventare un classico del cinema moderno, che ci ricorda che al di là dei nostri più insopprimibili istinti, dei nostri più biechi preconcetti e delle nostre più brutali tentazioni c’è ancora la possibilità di trovare una possibilità di traballante e spigolosa sopravvivenza anche con le persone a noi più lontane.