Con The Final Country la terza stagione di True Detective si porta a un passo dal finale. Un episodio dalle tinte quasi horror, in cui un padre che accompagna la figlia al college non può fare a meno di puntare lo specchietto retrovisore sul bosco e sulla minaccia che incombe tra le fronde degli alberi. Un episodio in cui i corvi e le altalene abbandonate sembrano gracchiare all’unisono in un parco deserto. Tornano le spirali, le corone di rami e i veri detective della Louisiana che tanto abbiamo amato ormai cinque anni fa.
Avete mai pensato a una cospirazione più grande?
Il tanto atteso momento è giunto. Il legame con la prima stagione si è finalmente saldato anche per quanto riguarda le vicende narrate, e non è un caso che il collegamento si sia palesato nella puntata più tesa e inquietante mai vista dal ritorno della serie. Mentre nel 1990 Amelia si avvicina sempre di più a quello che il tempo dimostrerà essere un mistero irrisolvibile grazie al colloquio con un’artigiana locale, il Wayne del 2015 fissa quella stessa realtà con una lucidità inusuale per un vecchio poliziotto con problemi di memoria e allucinazioni. Elisa collega le sparizioni avvenute in Louisiana e in Nebraska con il caso Purcell e altri rapimenti di bambini per pedofilia in cui non si è mai arrivati a dichiarare ufficialmente il coinvolgimento di politici e alte cariche sociali. La giornalista ritiene che Will e Julie siano stati venduti all’uomo nero con un solo occhio, Watts, procuratore di piccole vittime, proprio dai genitori e dallo zio. Provvidenzialmente tutti morti.
Roland contro Wayne
Infatti il destino di Tom Purcell, intuitosi nella scorsa puntata, viene confermato dal ritrovamento del cadavere con il cranio perforato e una nota di scuse che lo inchioda alla scomparsa dei figli. L’opinione pubblica ha avuto il suo assassino e il depistaggio è completato, ma non per Wayne, che con le prove raccolte su Harris James riesce a convincere un riluttante Roland a stanare il bugiardo. Il metodo è quello usato nel secondo episodio sul primo presunto colpevole, ma le conseguenze sono ben più tragiche… E ambigue. Roland ha davvero colpito James con eccessiva durezza accidentalmente? E avrebbe potuto evitare di sparargli uccidendolo? La sua strana compassione per Tom, la diffidenza con cui nel 2015 cerca di arginare l’ex collega rendendolo inaffidabile agli occhi del figlio, persino l’alcolismo e la promozione ottenuta mentre Wayne è stato allontanato dalla polizia acquistano in The Final Country una luce nuova, più sinistra che mai. Oppure è Wayne, già dalla prima puntata presentato come un eccezionale segugio, il folle che ha perso di vista il senso del limite, accecato dalla brama di sapere? Pizzolatto ha piazzato una trappola che fa restare col fiato sospeso e gli occhi incollati allo schermo.
The Final Country: per ora il migliore episodio della stagione
La penultima puntata di True Detective è una gigantesca spannung che prepara a un gran finale. Ottimamente confezionata dall’inizio alla fine, in ogni dettaglio dalla fotografia alla colonna sonora, dalle immagini macabre alle emozioni potenti, l’episodio procede a un ritmo vertiginoso e si conclude nello sgomento. L’auto misteriosa, il rogo dei vestiti, la telefonata di Hoyt, concorrono a creare un senso di aspettativa che speriamo possa essere appagato dall’ultima puntata. Le minacce di questo oscuro personaggio hanno scatenato la paranoia di Wayne, segno che il poliziotto sapeva quanto in alto le sue indagini avessero infastidito; i detective sono, o sono stati, sulla pista giusta ma le cose si sono comunque complicate. Come finirà questo terzo capitolo della serie di Pizzolatto? Non resta che aspettare e sperare di veder confermata la qualità di quello che fin qui è parso come un ritorno nel complesso molto ben riuscito.