Si torna a Twin Peaks in uno scenario surreale e onirico, inquietante come lo sono i peggiori incubi e dal quale il nostro agente speciale Dale Cooper cerca di svegliarsi.
Lynch riesce ricreare a farci rivivere un vero e proprio incubo nel terzo episodio del revival utilizzando tecniche a lui care. Dopo una caduta libera ultradimensionale, Cooper arriva in un luogo che sembra trovarsi al confine tra Loggia Nera e realtà, dove si è potuto dare sfogo alla tipica sintassi lynchana fatta di colori cupi, luci sfocate, immagini spezzate e corpi deformati. Uno di quegli incubi in cui non si riesce a parlare o a muoversi come se una forza invisibile ci trattenesse, è qui che si trova il nostro beniamino insieme ad una donna senza occhi che lo aiuta a tornare nel nostro mondo attraverso delle profetiche rivelazioni. Cooper riesce a scappare quando all’improvviso viene risucchiato da un quadro elettrico con su scritti i numeri 3 e 15, (richiamando il numero 315 della sua stanza al Great Northen Hotel) e viene catapultato nella realtà.
Come abbiamo visto nella seconda puntata il suo malvagio doppelganger non ha intenzione di lasciare questo mondo e quindi ha creato un’altra versione di sé che si sarebbe sacrificata al suo posto per ospitare Cooper ed essere poi ucciso dai suoi scagnozzi. Ma il piano va a rotoli e Dale si ritrova nella vita di Dougie Jones del Sud Dakota, con moglie (Naomi Watts) e figli, totalmente resettato. Dougie invece viene spedito nella Loggia Nera dove viene trasformato in una perla dorata. Ma Mike preannuncia subito che uno tra lui e il suo doppelganger dovrà morire.
Il nostro agente speciale sembra del tutto dissociato e la sua catatonia genera una serie di esilaranti scenette con personaggi grotteschi tipici dello stile di Lynch.
Kyle MacLachlan, possiamo dirlo a gran voce, torna in splendida forma, interpretando ben tre personaggi diversi e tutti molto criptici.
Nel quarto episodio lo scenario cambia e ci troviamo a New York, dove gli agenti Gordon Cole (David Lynch) e Albert Rosenfield (il compianto Miguel Ferrer, morto pochi mesi fa) ricevono una telefonata dal carcere del South Dakota che li informa che Cooper è ancora vivo. I due agenti si precipitano sul posto dove trovano l’altro Cooper, ma la sua testimonianza desta dei sospetti a Cole che sente puzza di un caso Blue Rose, un nome in codice che nel film Fuoco Cammina con Me Cole attribuisce ai casi soprannaturali.
Dalla Grande Mela ritorniamo alla cara vecchia pazza Twin Peaks costellata da personaggi macchiettistici e fuori dall’ordinario. Ci ritroviamo in mezzo ai siparietti di Lucy e Andy e alle strane conversazioni nell’ufficio di Hawk che insieme a Frank Truman (sostituto di suo fratello Harry che abbiamo conosciuto nella serie del ’90) sono sulle tracce dell’agente sparito, guidati dalle indicazioni della Signora Ceppo. Torna, con capelli bianchi e qualche ruga in più ma sempre riconoscibile, Bobby Briggs (ora vice del distretto di Twin Peaks) che informa il capo che Cooper fu l’ultima persona a vedere suo padre, il maggiore Garland Briggs, prima della sua morte. Nello scenario pittoresco della cittadina arriva anche Michael Cera nonché figlio di Lucy, il ribelle Willy Brando che abbraccia la sua maturità permettendo ai suoi di trasformare la sua camera in uno studio.
Abbiamo assistito così alla varietà di generi tipica della serie, che va dal comico al drammatico e al surreale, cosa che ci era mancata forse nelle prime due puntate molto più chiuse. Visivamente questi due nuovi episodi sono ineccepibili, la fotografia è onirica e allo stesso tempo precisa e calcolata, si gioca tutto sulle pause, il ritmo lento e le inquadrature studiate al millimetro. E come Bobby Briggs si è commosso al ricordo di Laura Palmer, così ci siamo commossi noi alla standing ovation per Lynch a Cannes, il regista ha negato il suo ritiro dalla scena cinematografica affermando che si è trattato di un malinteso. Beh non poteva certo finire così!