Ladies and gentlemen Twin Peaks is back!
Tornare a parlare di questa serie dopo circa 26 anni sembra qualcosa di surreale, per quello che lo show ha significato negli anni ’90, influenzando generazioni intere e scrivendo la storia della televisione mondiale. E per quello che rappresenta ora, manifesto del regista visionario David Lynch. D’altronde Laura Palmer ce lo aveva annunciato, come una profezia, “Ci rivedremo tra 25 anni”. E così è stato.
David Lych e Mark Frost hanno creato un mondo parallelo e surreale nel quale così facilmente ci siamo fatti trascinare, seguendo la scia inebriante di misteri e atmosfere oniriche per poi essere spiazzati da realtà illogiche fuori dal tempo e dallo spazio.
Ritrovarsi di nuovo a Twin Peaks fa uno strano effetto, è come se ci fosse stata data una seconda possibilità, anche se più che altro è stata data alla serie stessa visto la fine brutale della seconda stagione. Ricordiamo che la ABC, che aveva dato largo respiro agli autori nella prima stagione, ha calcato la mano nella seconda, costringendo i registi a svelare il mistero intorno alla morte di Laura Palmer prima del dovuto. La risoluzione anticipata dell’omicidio ha fatto crollare l’intero mondo sognante di Twin Peaks facendo disinteressare il pubblico e calare gli ascolti che hanno portato alla sua cancellazione.
Ora Lynch torna con le idee chiare e la voglia di fare tutto come la sua mente visionaria comanda, senza sottostare a decisioni insensate di marketing.
Il recente annuncio del regista riguardo al suo ritiro dalla scena cinematografica dovuto ad un cambiamento dell’industria che non condivide, ha rispecchiato anche le intenzioni di questo suo ultimo lavoro. I teaser promo della serie non hanno mai rivelato nulla, nemmeno un piccolo particolare sulla storia o sui personaggi, tutto è stato occultato e nascosto per due anni affinché niente trapelasse. Questo perché per Lynch il pubblico, smanioso di sapere, si toglie il gusto della visione in sé. Le anticipazioni avrebbero soddisfatto la curiosità, è vero, ma avrebbero rovinano il viaggio nel mondo di Twin Peaks, un mondo che bisogna vivere in purezza e senza preconcetti, in maniera individuale e personale perché ognuno di noi possa percepire una realtà diversa.
Ed è proprio per questo che le prime due puntate, trasmesse da Sky Atlantic in contemporanea con gli USA, sono ancora difficili da decifrare.
Nella prima sequenza di The Return (titolo dei due episodi) siamo in una delle visioni surreali dell’agente Dale Cooper tra drappi di velluto rosso, pavimenti geometrici, e il viso della giovane Laura Palmer che parla in modo criptico. Ma nella scena successiva l’ambientazione cambia e ci ritroviamo in posti lontani dalla cittadina di montagna.
A New York un misterioso magnate ha ingaggiato un ragazzo affinché stesse seduto a guardare una scatola di vetro nell’attesa di ricevere degli ordini da una voce meccanica. E’ una questione top secret ma il ragazzo si convince a far entrare nella stanza una sua amica, ignaro del fatto che di lì a breve sarebbero state vittime di una violenza atroce. Nel frattempo nel South Dakota viene ritrovata la testa di una donna posizionata sul corpo di un uomo decapitato. Un caso curioso e raccapricciante alla quale la polizia associa subito un indiziato, l’amante della donna.
Oltre ai numerosi volti nuovi che fanno parte di un cast affollato di 217 membri, come Ashley Judd e Matthew Lillard, ritroviamo anche la vecchia guardia che dà un tocco di familiarità e nostalgia. In primis ritorna l’agente Dale Cooper interpretato da un ormai attempato Kyle MacLachlan. Un personaggio così iconico non si dimentica, ma quello che vediamo in queste prime due puntate è quasi irriconoscibile. L’elegante e gentile uomo goloso di caffè nero e torta di ciliegie è intrappolato in una specie di limbo nella famosa Loggia Nera, e il suo posto nella realtà viene preso dal suo crudele e malvagio dopplelganger.
Insieme allo spiazzante Cooper troviamo delle conferme come il vice sceriffo di Hawk (Michael Horse), Lucy (Kimmy Robertson) e il suo compagno Andy (Harry Goaz), il Dr. Jacoby (Russ Tamblyn), James (James Marshall) e Shelly (Mädchen Amick), Sarah Palmer (Grace Zabriskie), Ben Horne (Richard Beymer), ancora dirigente del Great Northern Hotel. E poi lei, Laura Palmer interpretata da una Sheryl Lee di oggi.
Il tempo, si vede, è passato per tutti e Lynch fa di tutto perché questo si noti senza usare luci e trucco per mascherare l’età. L’interprete della cara Signora Ceppo, Catherine E. Coulson (scomparsa alla fine delle riprese) nonostante la sua malattia è ritornata coraggiosamente su questo nuovo-vecchio set con capelli corti e con gli occhialini nasali per l’ossigeno.
L’intera terza stagione è stata girata seguendo un’unica lunga sceneggiatura, divisa in formato seriale solo in fase di montaggio. Questo perché è stata creata una grande storia continuativa con un flusso vitale proprio. L’originalità è ciò che è alla base del processo creativo della serie, ed è l’elemento fondante dell’atmosfera tipica di Twin Peaks, qualcosa che va oltre le regole, oltre i limiti o le imposizioni. I fan del regista avranno visto il suo ultimo documentario David Lynch: The Art Life, dove viene ripercorsa tutta la sua vita impiantata fin da piccolo sulla libertà di potersi esprimere attraverso l’arte in tutte le sue forme.
Tutto ciò negli anni ‘90 è stato avanguardistico, ora nel 2017 vedremo come Lynch ha deciso di stupirci.