Commentando la sedicesima puntata del revival di Twin Peaks non si può far altro che esordire con un: “Alleluia”!
È successo tutto quello che più desideravamo da questo revival, entusiasti ci siamo goduti i 57 minuti di bellezza ed estasi. Ma girato l’angolo ecco il dispiacere per aver dovuto aspettare 15 puntate, due dalla fine, per avere tutto questo.
Andiamo subito al sodo, Dale Cooper è tornato! Il suo risveglio dal coma e il suo ritorno nel pieno dell’azione è stato puro piacere. Dale è la risposta a tutti i dubbi, le domande e le attese che ci hanno fatto compagnia in questo lungo iter. Fermezza, coraggio, sicurezza, e soprattutto la sua spiccata galanteria sono le caratteristiche che più ci hanno fatto innamorare di questo personaggio e che ora è tornato per riprendere in mano la situazione. Come un faro nella notte Cooper ci guiderà nelle buie atmosfere di Twin Peaks, e come sempre rimetterà le cose al loro posto.
Tutti noi ci siamo un po’ immedesimati in Janey-E nel vedere suo marito rinnovato di una nuova forza. Dale è il punto fermo che volevamo, che desideravamo, quello di cui avevamo bisogno. L’acqua vitale nel deserto di Twin Peaks che stava cadendo nella frustrazione generale. Le note eteree di Badalamenti risvegliano in noi tutto quello che abbiamo vissuto nelle prime due stagioni di Twin Peaks, ed è come se Cooper non se ne fosse mai andato.
Ad ostacolare il bene c’è sempre il male nella persona di Evil Cooper, che si rivela essere il padre di Richard Horne; ora si spiega la malvagità del ragazzo, un dono ereditato dal suo diabolico genitore. Nella notte Evil Cooper e il figlio si dirigono verso il punto indicato dalle coordinate che si rivela essere una trappola per riportare il doppelganger nella Loggia Nera. A cadere nella trappola però sarà proprio Richard che dirà addio a questo mondo.
Ad inviare le fatidiche coordinate è stata Diane, da tempo ormai stretta nella morsa di un pericoloso doppio gioco. “=) all” è il messaggio che riceve in risposta da Evil Cooper e che sembra risvegliarla facendole tornare alla mente lo sgradevole compito che le è stato assegnato. Una magnifica Laura Dern, in un monologo straziante, ci racconta della fatidica notte in cui l’agente Cooper si è presentato a casa sua e l’ha violentata. I suoi ricordi sono confusi e deliranti ma il suo dovere le è chiaro, uccidere gli agenti dell’FBI. Anche lei vittima delle sue azioni si smaterializza e al cospetto di MIKE si disintegra lasciando al suo posto solo un seme d’argento, rivelandoci la sua reale essenze di doppelganger.
Questa è una puntata critica per i cattivi della storia perché anche la coppia Chantal-Hutch alias Roth-Leigh, incaricata di tenere d’occhio la casa di Dougie, farà una brutta fine nel modo più assurdo e casuale possibile.
Ma il cliffhanger finale arriva da Audrey che finalmente raggiunge la Roadhouse insieme al marito Charlie. Qui un’altra gioia esplode nei nostri cuori (per lo meno in quello di chi scrive) alla vista di Edward Louis Severson III, ovvero Eddie Vedder frontman dei Pearl Jam, che sul palco twin peaksiano si esibisce in Out of Sand. Finito l’intervento musicale di Vedder, è il momento della “Audry’s dance”, una scena onirica e surreale sulle note del pezzo cult musicato da Badalamenti. Ma ad un tratto sgraniamo gli occhi quando scopriamo che la realtà della donna ha tutta un’altra faccia.
Questo viaggio sta per giungere al termine e non possiamo far altro che attendere le ultime due puntate, che andranno in onda entrambe la prossima settimana, per sapere cosa ne sarà dei nostri beniamini.
Cooper salvaci tu!