Il settimo episodio del revival di Twin Peaks si è svolto tra grandi ritorni e celebri guest star, di nuovo lasciandosi indietro l’esasperazione della poetica lynchana dei primi capitoli a favore di un deciso giro di vite al ritmo degli eventi.
Su tutti i personaggi e le vicende della serie si dipana l’ombra dello scomparso agente Cooper, e l’intera puntata si muove in senso diacronico tra presente e passato, grazie alla avverata profezia della signora Ceppo, Diane e alla chiave della stanza 315 rinvenuta da Ben Horne nel suo hotel.
Il passo più significativo verso la trama originale, legata alla morte di Laura Palmer e alle vicende che l’hanno preceduta è senza dubbio il ritrovamento delle pagine mancanti del diario della stessa Laura, forse arrivate lì grazie a Leland, in cui la ragazza parla di Annie Blackburn e della sorte del “Cooper Buono” rimasto nella Loggia. Il caso Cooper è riaperto e viene interpellato proprio il dottor Hayward, il quale, insieme al dialogo tra lo sceriffo e il suo vice, ha il compito di far recuperare allo spettatore gli eventi troncati dal secondo finale di stagione della serie, paventando un possibile legame con Audrey, in coma dopo l’esplosione in banca.
Quanto alla destinataria delle registrazioni audio di Dale, una toccante e insolitamente appariscente Laura Dern incarna una donna ferita dal profondo, mai chiarito legame con l’agente speciale. Nella fredda penombra della prigione federale in cui il doppleganger di Dale è detenuto, l’episodio ci regala una scena struggente e intensa, resa al meglio da due mostri sacri del mestiere, che emoziona rivedere insieme su un set di Lynch dopo Blue Velvet.
Anche il secondo filone narrativo incentrato sui nuovi delitti trova una progressione: il corpo decapitato ha delle impronte e un’agente si presenta a reclamarle per conto del proprio superiore, l’ex ghostbuster Ernie Hudson. Il fatto che non ci sia una corrispondenza tra le tracce e l’età dell’acefalo proprietario, sommato all’oscura presenza che si aggira per l’obitorio promette ulteriori intriganti risvolti.
A chiudere il cerchio, le svolte decisive intervenute nelle vicende dei due Cooper: a quello buono un attacco probabilmente orchestrato dalle forze della Loggia Nera fa risvegliare le abilità dimenticate, attirando l’attenzione dei media; il cattivo sfrutta i segreti del direttore del carcere per evadere. Le identità dell’agente non resteranno segrete ancora a lungo ed è lecito attendersi un futuro faccia a faccia. Di una brutale e improvvisa violenza è la scena in cui l’assalitore con il punteruolo uccide la donna bruna nel suo ufficio, un impeto gettato tra i fotogrammi in cui lo spettacolo della grottesca ferocia dell’assassino si consuma in ogni colpo e macchia di sangue.
Conformemente all’imprevedibilità di chi lo guida, il ritmo dello show si mostra discontinuo, tra lunghi dialoghi telefonici dal bosco e via Skype, i buffi intermezzi del Cooper confuso, terribili omicidi e scene d’azione, catturando e avvincendo chi guarda. Dopo l’eccellente e inaspettata presentazione, Twin Peaks si avvicina a uno snodo fondamentale e tra indizi e sorprese nulla resta sicuro fino alla fine.