An American in Paris – The Musical debutterà direttamente dal West End di Londra nelle sale italiane solo il 16 e il 17 maggio.
Il musical, ispirato al film del 1951 diretto da Vincente Minnelli e interpretato dalla leggenda Gene Kelly, è stato un vero e proprio succeso a Broadway tanto da valere a Christopher Wheeldon un Tony Award come Miglior Coreografo nel 2015.
Finita la Seconda guerra mondiale, il giovane soldato americano Jerry Mulligan (Robert Fairchild) decide di fermarsi a vivere a Parigi, per trarre ispirazione dalla città delle luci e trasmettere l’atmosfera nei suoi dipinti. Qui conosce un’altro americano trapiantato, il pianista Adam Hochberg (David Seadon-Young) e Henri Baurel (Haydn Oakley), figlio di una ricca famiglia francese che allo stesso tempo sogna di diventare un cabarettista. Attorno a loro ruotano le vite di moltissimi personaggi, la ricca ereditiera mecenate Milo Davenport (Zoë Rainey), o la bellissima ballerina Lise Dassin (Leanne Cope), le cui storie si incrociano e si intrecciano in un vortice di danza e musica.
An American in Paris – The Musical: È davvero un film?
La domanda che dovremmo sempre porci davanti ad un progetto della NEXO Digital è: sto guardano un film o sto guardando uno spettacolo teatrale? Perchè la differenza è tutto fuor che minina!
Da un lato si è seduti in una sala di proiezione, le luci sono spente e stiamo fissando l’enorme schermo appeso alla parete, dall’altro guardando la scena e ci si accorge che le inquadrature sono abbastanza fisse, che la scenografia cambia come a teatro e che i gesti dei persoanggi sono quelli spesso esagerati di un attore abituato a doversi far vedere anche da chi sta in piccionaia.
Come possiamo quindi giudicare questo tipo di proiezione? Giudichiamo il soggetto, la recitazione, le scenografie come faremmo per uno spettacolo teatrale? Scegliamo la strada dei giudizi tecnici riguardanti i movimenti di macchina, la fotografia, la nitidezza del suono? O ancora decidiamo di non sapere che questa è quasi una forma di live-streaming e ci chiediamo chi è che ha girato un film con un badget e le tecnologie degli anni ’60?
Ognuno deve scegliere la stada che sia accorda di più con la sua esperienza da spettatore!
An American in Paris – The Musical: Originale e remake a confronto
Il cambio di forma d’espressione (film vs. spettacolo a teatro) comporta dei grossi cambiamenti: nella trama, nelle canzoni, nei costumi, nella caratterizzazione dei personaggi…non oseremmo dire che è cambiato tutto ma quasi!
Se ci dovessimo basare sul confronto con il film originale di Vincente Minnelli non ne verremmo mai a capo, perché non c’è modo di mettere sullo stesso piano due opere che sono “figlie del loro tempo”, che dipendono in maniera indissolubile dal periodo in cui sono state create.
A Minnelli bastava mettere su pellicola Gene Kelly, divo indiscusso del musical, che ballava e non c’era bisogno d’altro. Adesso invece, nonostante l’indiscutibile eccellenza tecnica dei protagonisti e dei 50 ballerini di supporto, il pubblico vuole più sostanza. Per questo An American in Paris – The Musical si cala più a fondo nella storia, arricchendola, indagando nei personaggi secondari, affrontando le loro storie e le loro motivazioni.
E il discorso fatto prima vale esattamente allo stesso modo: il giudizio sul film cambia profondamente se lo vediamo come un remake dell’opera di Minnelli o se lo immaginiamo come un progetto ex-novo.