Nell’ultimo anno la piattaforma streaming Netflix ha mostrato un particolare interesse per il mondo degli anime attraverso distribuzioni e finanziamenti per serie originali. Fioccano da tempo in rete articoli dai titoli sensazionalistici come “Netflix punta al mondo degli anime!” che suonano vagamente minacciosi. Finora il bilancio è stato positivo: nonostante Netflix non offra ancora i titoli sofisticati della piattaforma VVVVID, ha portato all’attenzione del grande pubblico molte serie interessanti. Oltre a quelle più conosciute, come Death Note, One Punch Man, L’Attacco dei Giganti, Tokyo Ghoul, ecc…, chi cerca bene e sa come farlo, può trovare alcune serie meno conosciute ma davvero speciali. Un Marzo da Leoni è una di queste.
¿Quien es esta Chica?
A chi non suona nuovo il nome di Chika (o Chica) Umino, la mangaka che vinse il prestigioso Kodensha Manga Award con il suo shojo di culto Honey and Clover, saprà che si sta parlando di una delle fumettiste più interessanti del fumetto contemporaneo. Un Marzo da Leoni è la sua seconda serie lunga, vincitrice del Grand Prize della diciottesima edizione (2014) del Premio Culturale Osamu Tezuka, ed è finora stata pubblicata fino al tredicesimo volume (è edita anche in Italia dalla Panini Comics). Si tratta di un manga molto amato, un seinen (manga per adulti, #noporn): Umino è maestra nel raccontare i sentimenti più intensi della gioventù con leggerezza e poesia, trattandoli come qualcosa di estremamente prezioso. Leggero e intenso al tempo stesso è anche il suo stile: basta sfogliare un suo fumetto una volta per riconoscerlo la volta successiva. Non è poco in un mondo in cui (va detto, spesso a ragione), c’è chi rimprovera ai personaggi manga/anime di essere “tutti uguali”. La maestra Umino è riuscita a dare un’impronta completamente nuova ai proverbiali occhi enormi e naso inesistente.
Non solo scacchi
Chi ha dimestichezza con i seinen sa che il più delle volte se ne può riassumere la trama in poche frasi. Rei Kiriyama è diventato un giocatore di shogi professionista quando frequentava le scuole medie. Lascia la famiglia adottiva appena diciassettenne e si trasferisce in un quartiere di Tokyo noto come Rione Giugno. Fa amicizia con le tre sorelle Kawamoto, Akari, Hinata e Momo, che abitano nel vicino Rione Marzo e che cambiano il suo modo di pensare alla vita e agli affetti. Uno degli argomenti più importanti della storia sono le partite di Shogi intorno a cui gira la vita di Rei: non basta dire che si tratta degli “scacchi giapponesi” per renderne l’importanza a livello nazionale. Il mondo del professionismo è molto prestigioso e sono in tanti ad ambire ai “Dan” (classi di giocatori) più alti, che partono dal primo fino ad arrivare al decimo. Il premio in denaro per uno dei titoli più rinomati, il Ryuo, ammonta a quarantadue milioni di Yen (420.000 euro circa) ed è sponsorizzato dal quotidiano Yumiuri Shimbun, uno dei più importanti e antichi del paese. Il record di ventotto vittorie consecutive stabilito nel 1987 dal cinquantaseienne Hiroshi Kamaya e superato lo scorso anno dal quattordicenne Sota Fuiji ha suscitato un commento entusiasta del primo ministro Shinzo Abe. Questa storia rappresenta un ottimo modo per imparare qualcosa su questo mondo particolarissimo.
Un diciassettenne nel mondo del professionismo: Rei Kiriyama
Rei ha perso la famiglia in un incidente d’auto quando era solo un bambino: viene accolto da un amico di famiglia che lo prende in casa e lo cresce insieme ai suoi due figli. Rei dimostra un gran talento per lo shogi come il suo defunto padre e suo padre adottivo, entrambi professionisti. Nonostante abbia difficoltà a stringere legami con chi lo circonda e i suoi fratelli acquisiti lo detestino, Rei riesce a farsi notare da giovanissimo, guadagnandosi la fama di enfant prodige dello shogi. La situazione con i fratelli, specialmente con la ribelle e instabile Kyoko (non proprio “cara e dolce” come quella della Takahashi) e la sua rapida ascesa nel mondo del professionismo lo porteranno a decidere di trasferirsi per conto suo una volta raggiunto il quinto Dan. Per quanto serio e indipendente Rei è emotivamente fragile e capisce presto di non poter migliorare come giocatore finché non presterà attenzione non solo alle mosse dei suoi avversari ma ai suoi avversari stessi. L’incontro che dà vita alla storia, quello con le sorelle Kawamoto del rione Marzo, lo aiuterà ad orientarsi nella ricerca della sua strada.
Le sorelle Kawamoto
Come Rei, le sorelle Kawamoto hanno perso la madre, mentre il padre le ha abbandonate lasciandole con il nonno, gestore di un negozio di dolci tradizionali rinomato in tutto il quartiere. Oltre ad aiutare in negozio con le sorelline, Akari, la maggiore, la sera lavora nel locale della zia dove serve da bere e intrattiene i clienti. Hinata va alle scuole medie mentre Momo fa l’asilo. Tutte insieme affrontano le difficoltà quotidiane in bilico tra mangiate esagerate, offerte al supermercato e la creazione di nuovi dolci per il negozio. Seguire le loro vicende è come fare un viaggio nel cuore della cucina giapponese di tutti i giorni: quali pietanze preparare con pochi Yen in tasca, quali cibi si consumano durante le feste tradizionali, come gli ingredienti cambiano con le stagioni. Vederle in azione è una delizia per curiosi e appassionati di Giappone, ai bellissimi disegni del cibo è riservato molto spazio e cura. Non mancano momenti più tristi e seri, soprattutto per quanto riguarda le due sorelle maggiori: Akari, appena ventiduenne, deve fare da madre alle sue due sorelline, mentre Hinata affronta le prime grandi delusioni dell’adolescenza.
Gli Shogisti e gli altri
Intorno a Rei compaiono con il passare degli episodi sfidanti e colleghi di ogni tipo: ognuno di loro ha una storia, una personalità e un modo di giocare differente, alcuni da semplici avversari diventano personaggi frequenti nella vita di Rei e nella narrazione. Uno su tutti è senza dubbio Harunobu Nikaido. Rotondo, volenteroso ed esuberante, si auto professa migliore amico di Kiriyama e suo rivale numero uno. E’ ricco di famiglia ma di salute cagionevole sin dall’infanzia, per moltissimi versi è l’opposto di Rei. Accanto a lui ci sono il grande shogista quarantenne Shimada, alto e magrissimo, dallo spirito modesto nonostante sia tra i più grandi professionisti in circolazione; il Meijin Souya, geniale e misterioso giocatore detentore del più importante titolo dello shogi (l’uomo da battere) e Takashi Hayashida, devoto e vivace professore di Rei, che oltre a fargli scampare ogni anno la bocciatura per troppe assenze è per lui un importante punto di riferimento.
Strettamente anime
L’anime è stato realizzato dallo studio SHAFT, tra i cui lavori c’è una serie che si chiama Puella Magi Madoka Magica, una cosetta di cui forse qualcuno avrà sentito parlare. Anche nel caso di Un Marzo da Leoni è stato fatto un lavoro eccellente. Le animazioni sono molto belle, la regia riesce a mantenere le particolarità del manga (le scritte sullo schermo o le voci interiori dei tre gatti Kawamoto vengono rese sonoramente) senza mai dare l’impressione di esserne una copia esatta. Durante le partite di shogi più scanzonate un esercito di gattini vestiti da samurai che interpretano le varie pedine (sono i protagonisti di un libro realizzato da Nikaido per spiegare i rudimenti dello shogi) entra in scena per mostrare le mosse. La canzone dei gattini dello shogi è stata perfino ballata da dei bambini dell’asilo allo Shogi festival del 2017 (gli increduli possono vedere e ascoltare qui). Con l’anime Le Situazioni di Lui e Lei Hideaki Anno ha dato a tutto il mondo dell’animazione una lezione di regia: in qualche modo alcune scene talvolta pacate e talvolta paradossali di Un Marzo da Leoni lo ricordano. Inoltre si sposano molto bene con lo stile della Umino, senza mai essere esagerate o pesanti. Le sigle sono in linea con lo stile della storia, in particolare la seconda, vivace e graziosa. Anche le voci dei personaggi sono molto azzeccate: menzione speciale va senza dubbio a quella di Momo, una meravigliosa voce da cinquenne in un anime, tra le pochissime in circolazione che all’ascolto non faccia venire voglia di colpirsi ripetutamente i genitali.
C’est la vie!
Questo anime è uno strumento prezioso per capire meglio moltissimi aspetti della vita e dello spirito giapponese: nel rumore delle pedine di Shogi che si propaga nel silenzio assoluto durante le partite, nelle reazioni dei giocatori alle sconfitte, alle vittorie, alla fine delle loro carriere, c’è molto di più di semplici escamotage narrativi. Si riesce a intravedere lo spirito inafferrabile di un popolo molto amato in questi anni per tutto ciò che esporta e rappresenta, ma non sempre osservato con l’attenzione e la meraviglia che meriterebbero i suoi comportamenti, le sue caratteristiche straordinarie, le sue emozioni scatenate dagli eventi più impensati per un occidentale, come una vittoria immeritata o una sconfitta senza onore. Un Marzo da Leoni è tutto questo e molto più di quanto sia esprimibile a parole. Chiunque pensi di avere l’interesse e la pazienza di addentrarvisi non resterà deluso.
No shonen no party?
Per chi ha una predilezione particolare per anime d’azione e dalle trame intricate potrebbe non essere facilissimo entrare subito dentro questo anime: vederlo per esplorare il genere “seinen” potrebbe risultare dura, visti i tempi piuttosto dilatati che ad alcuni potrebbero risultare “noiosi”. Ma tutto dipende dalla predisposizione dello spettatore, e chiunque ami mettersi alla prova come tale ha solo da guadagnarci. Chi ha dimestichezza con il genere e ha apprezzato, ad esempio, The Tatami Galaxy, i lavori più estremi di Takahata (Pioggia di ricordi), Ping Pong o altri, non avrebbe motivo per non apprezzare anche Un Marzo da Leoni.
Itadakimasu!
Un Marzo da Leoni è un anime ben fatto, restituisce lo spirito del manga da cui è tratto senza sembrarne a una copia scolorita. I dettagli legati all’aspetto prettamente dinamico e sonoro sono originali come l’atmosfera di ogni episodio. Non ha difetti narrativi, tutto è al suo posto. I tempi si possono definire dilatati se messi a confronto con quelli di anime di altri generi, la trama passa in secondo piano rispetto alle situazioni o alle singole scene che si presentano nel corso delle puntate. Potrebbe non essere considerato per tutti. E’ senza dubbio in grado di scaldare il cuore di chi guarda con curiosità, interesse e amore al Paese del Sol Levante: in ogni episodio non mancheranno spunti di riflessione sulla vita e sulla società giapponese, e seguire le avventure dei protagonisti sarà sicuramente una piccola gioia. Per chi conosce e ama l’artista Chika Umino è sicuramente un appuntamento imperdibile. Il manga è ancora in pubblicazione, l’anime in patria è alla seconda stagione. L’opera è ancora tutta in divenire.