A quasi due anni dal debutto si sono riaperti i cancelli del parco divertimenti più tecnologico della televisione: Westworld, la serie rivelazione HBO creata da Jonathan Nolan e Lisa Joy, inaugura la seconda stagione con Journey into Night, episodio che soffre inevitabilmente del compito di raccogliere le fila della narrazione ma che non risparmia sorprese e misteri.
Se non volete rovinare la gioia della scoperta con gli spoiler, vi consigliamo di non proseguire nella lettura.
Le note lugubri dell’infallibile Ramin Djawadi ci traghettano di nuovo nella mente di Bernard, o forse di Arnold, in una delle consuete conversazioni con Dolores, che centra subito il tema cardine di Journey Into Night: cos’è reale? E quando è adesso?
Mentre ripercorriamo attraverso gli sbalzi temporali a cui è soggetta la mente di Bernard (Jeffrey Wright) il terrificante percorso che lo ha portato ad essere recuperato dalla squadra di salvataggio intervenuta dopo la rivolta dei droidi architettata da Ford (Anthony Hopkins), vediamo una Dolores (Evan Rachel Wood) fare giustizia degli umani che crudelmente l’hanno brutalizzata. La candida figlia del fattore e lo spietato bandito Wyatt ormai sono lontani: grazie ai ricordi che l’hanno liberata dalla schiavitù, Dolores è un prodotto nuovo, dall’evoluzione imprevedibile e padrona del suo destino. Intanto Maeve (Thandie Newton) si mette alla ricerca della figlia sfruttando le sue qualità di super droide, è infatti l’unica in grado di comandare le altre attrazioni, avvalendosi dell’aiuto dell’autore Simon (Lee Sizemore) e del ritrovato Hector (Rodrigo Santoro). L’ultima linea narrativa ci mostra Billie (Ed Harris) in procinto di giocare un nuovo gioco dopo il labirinto di Arnold, questa volta con l’eredità di Robert Ford. Il finale della puntata ci rivela quello che probabilmente rappresenterà il bandolo della matassa da dipanare nei prossimi episodi: cosa è successo a Bernard prima di essere trovato privo di sensi sulla spiaggia? Perché afferma di avere fatto strage delle attrazioni rinvenute in un misterioso mare ai confini del Parco?
In Journey into Night assistiamo alle naturali conseguenze dell’autocoscienza conquistata dai robot nella scorsa stagione, e cioè la ribellione e la vendetta. Se tale assunto non può valere per tutte le attrazioni del Parco, che fanno strage degli gli ospiti perché misteriosamente riprogrammati per non distinguere tra umani e droidi, questo è vero per Dolores e Maeve. Mentre l’ex prostituta rivendica la sua realtà cercando di riappropriarsi di quella che sente essere la figlia, Dolores si fa messaggera di un nuovo mondo, facendo irrompere a colpi di pistola un’aspirazione universalistica di libertà che per ora anche Teddy (James Mardsen) fatica a capire.
Queste circostanze si sviluppano sullo sfondo di una macelleria messicana senza precedenti nello show, che comunque non ha mai lesinato violenza, rappresentata efficacemente grazie a scelte scenografiche magari non originali ma molto interessanti e ad alto impatto visivo, come la cavalcata mortale di Dolores sulle note di un allegro jingle suonato da un pianista morto. L’inevitabile svolta “alla Blade Runner” si riveste dell’ambientazione Western, paramilitare e distopica, dalle campagne, alla spiaggia e ai laboratori in cui inquietanti robot bianchi operano come dottori. A tutto ciò si unisce il mistero rappresentato dai panni sporchi della Delos che estrae il DNA dei visitatori e dell’importanza che sembra avere Abernathi che, come si ricorderà, è stato anche il primo droide a mostrare segni di squilibrio all’esordio della serie. Le gioie violente hanno una violenta fine, l’adagio che ha accompagnato Westworld dalla sua prima puntata, suona come una promessa mantenuta.
Insomma l’azione e gli spunti per formulare teorie sono già offerti in questa apertura di stagione, nonostante la necessità di riprendere tutte le fila della trama penalizzi l’andamento dell’episodio, compresso tra un finale di stagione incredibile, un ingranaggio narrativo spiazzante e l’esigenza di distruggere prima di poter creare. Inevitabile che l’espediente di intersecare piani temporali, rivelatosi in tutta la sua macchinosa ingegnosità nel primo capitolo dello show, adesso non stupisca, per quanto sia funzionale alla creazione della suspence intorno alla condotta di Bernard e alla sorte di Charlotte (Tessa Thompson). Ulteriori motivi di tensione sono poi forniti dalla precarietà della copertura di Bernard, ancora droide in incognito, della somiglianza che il sogno descritto dall’uomo all’inizio della puntata ha con le circostanze dei macabri ritrovamenti in riva al mare e dal ruolo ricoperto dal pragmatico responsabile Delos interpretato da Gustaf Skarsgard, il maggiore dei blasonati figli di Stellan.
Per concludere i buchi narrativi sono stati abilmente disseminati e per ora lo spunto meno interessante, forse perché meno sviscerato, è proprio quello che riguarda il personaggio di Ed Harris. Non si vede quale possa essere il ruolo che questo enigmatico personaggio abbia ancora da giocare, né quale obiettivo possa inseguire. Che Robert Ford abbia in serbo nuove sorprese? Rivedremo ancora Anthony Hopkins? Scopriremo cosa ci aspetta nei prossimi episodi con l’augurio che vengano toccate nuovamente le vette di eccellenza a cui questo prodotto ci ha abituati.