Per la terza avventura della seconda stagione del carrozzone HBO, Virtù e Fortuna, siamo condotti in un’area finora sconosciuta del parco, nell’India colonizzata dall’Impero Britannico Raji World, probabilmente per ricostruire il percorso della tigre trovata morta da Bernard nel primo episodio.
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Dopo la fine tragica di un’avventura romantica consumata in fretta tra due visitatori di Raji World, scopriamo che Charlotte è in qualche modo riuscita a raggiungere le squadre di recupero ed è ancora in cerca di Abernathy, che però è finito al Forte Forlon Hope conquistato da Dolores. Il ricongiungimento tra padre e figlia è commovente, e per la prima volta in questa stagione la ferrea corazza della guerriera accusa un duro colpo. Maeve intanto attraversa la prateria con Hector e Simon fino ai laboratori, dove il gruppetto si arricchisce imbattendosi in Armistice e nei tecnici diretti responsabili delle super facoltà di Maeve, mentre il gran finale dell’episodio esplode letteralmente nella guerriglia tra umani e robot.
Virtù e Fortuna cita direttamente Il Principe di Machiavelli e il più diretto riferimento all’episodio porta dritto alla condotta di Dolores, al caso e alle competenze che la ragazza dimostra di possedere durante l’assedio del forte contro le circostanze sfavorevoli per il numero e le armi meno avanzate dei droidi, ma forse soprattutto al temperamento tirannico di cui ormai non si fa più mistero. La sequenza che intreccia la strana guerra ai cedimenti di Bernard è breve ma ricca di tensione, la messa in quadro spaccata tra macchinari futuristici e fucili della guerra di secessione interessante, la colonna sonora perfetta, Evan Rachel Wood spaventosa, ma il vero mistero se ne va in auto con Abernathy, recuperato da Charlotte. Un impressionante Louis Herthum rende perfettamente l’idea di un droide rimaneggiato per raggiungere in treno l’uscita del Parco, in un modo che nemmeno Bernard riesce a ricostruire. La domanda si rincorre tra amministratori, militari e naturalmente spettatori: che cosa nasconde Abernathy? E la sua identità occulta ha a che vedere con l’arma che Bill sta cercando, con il gioco di Robert Ford?
Al mistero, la serie non rinuncia mai a intrecciare la riflessione etica e filosofica che ha tanto arricchito la sceneggiatura di strati e multiple letture. Gli spunti esistenzialisti affiorano da ogni parte e il confronto tra Dolores e Bernard nelle prigioni del Forte è straordinariamente complesso: per la prima volta si parla chiaramente della vera natura di quest’ultimo, appalesandosi così il paradosso di come in realtà sia Dolores quella che ha il vantaggio della conoscenza, che ha visto il mondo reale e di nuovo si serve della caratteristica principale della propria natura di figlia del fattore per vederne la bellezza. Ma è anche un altro spaccato a destare curiosità per l’indole dei robot: una chiara dimostrazione al riguardo la fornisce il siparietto quasi comico che coinvolge Maeve e i suoi due male assortiti compagni di viaggio, quando Simon constata come Hector, programmato per amare un’altra donna, abbia intrecciato una sincera relazione con la super droide, pur non potendo che usare le espressioni impresse dal narratore, che ha trasfuso nel Filone del fuorilegge una parte della propria vita. Sembra che gli imprevisti possano quindi cambiare le inclinazioni programmate per le attrazioni.
Virtù e Fortuna mette a fuoco vivido le problematiche che si sono affacciate nei primi due episodi: non si fanno prigionieri, la rivoluzione costa vite umane e artificiali e la diffidenza vagheggiata si erge tra Dolores e Teddy, incapace di assecondare in tutto il comportamento sanguinario della sua compagna in nome di una visione che gli è ancora incomprensibile. E mentre risulta chiaro che Abernathy è la risposta e il fine ultimo di tutta l’impresa, ci si chiede che ruolo avrà la rediviva ospite del Raji World e cosa faranno Maeve e i suoi nell’ultima misteriosa parte del Parco, Shogun World.