The Passenger ha messo fine alla seconda stagione di Westworld, lo show di Jonathan Nolan e Lisa Joy che al suo esordio ha segnato un punto di non ritorno nel mondo dell’intrattenimento televisivo tanto da diventare, probabilmente, la serie di punta di HBO dopo Game of Thrones. Proprio il successo del primo ciclo di episodi ha caricato questa nuova avventura di altissime aspettative che a questo punto possono dirsi non del tutto soddisfatte. Qualcosa nel perfetto ingranaggio narrativo che in passato ha contraddistinto la serie non ha funzionato.
Rimandate la lettura se non avete ancora visto l’episodio.
Il Pistolero, la Profetessa e lo Scienziato
È in una vallata deserta e irta di canyon che The Passenger conduce ciascun personaggio a tirare le somme del proprio arco narrativo. Sempre più convinta della propria visione, l’inflessibile Dolores cavalca insieme a William fino alla Forgia, il luogo dove la Delos ha raccolto e catalogato i dati dei visitatori per realizzare il proprio progetto di immortalità. L’incontro con Bernard dà inizio al barocco gioco di specchi che inganna il pubblico fino all’ultimo fotogramma, rovesciando i rapporti che credevamo stabiliti: Dolores ha creato Bernard e non il contrario; la Charlotte Hale che dal primo episodio Journey into Night ha interrogato Bernard è in realtà Dolores, a sua volta sostituita dalla copia di Arnold con l’aiuto putativo di Ford, fino a culminare nella scena post-credits in cui vediamo William affrontare il test fedeltà a cui egli stesso stesso aveva sottoposto James Delos. La realizzazione di questo intricato finale è resa possibile dalla frammentazione voluta dei ricordi di Bernard, croce e delizia della seconda stagione di Westworld.
La Narrazione
Infatti dopo la raffinata costruzione narrativa che nel primo Westworld ha lasciato senza fiato non è venuta meno nei creatori della serie l’ambizione di replicarne l’effetto. È questo l’intento che si legge nell’uso della confusione mentale di Bernard come espediente per dare vita a una narrazione frammentata, probabilmente necessaria per l’ottenimento dell’effetto finale ma che non ha sempre convinto nel corso degli episodi, risultando farraginosa, satura di depistaggi e complicazioni forse sproporzionate alla qualità delle rivelazioni finali. L’unico colpo di scena degno della definizione è infatti il twist Charlotte-Dolores, che costituisce anche la sola buona giustificazione in grado di sostenere la scelta strutturale operata in questa stagione. Un ben misero scheletro se si considerano gli appesantimenti, sì ricchi di poesia e bellezza costituti da episodi come Akane No Mai e Kiksuya, (benché quest’ultimo presenti una maggiore funzionalità rispetto alla trama), ma spesso ridondanti quanto ai concetti di libertà e coscienza.
Un finale biblico
Altra cosa sono l’impatto visivo e la bellezza della fotografia, che non fanno rimpiangere il cinema. La liberazione di Maeve è spettacolare e le rende vesti super-eroiche, (oltre a spiegare l’ipnotica caduta del bisonte nei titoli di testa), in grado di cambiare anche un animo gretto come quello di Simon fino a indurlo all’estremo (ma necessario?) sacrificio. Nell’Oltre Valle, mentre Dolores e Bernard entrano negli archivi della Forgia sotto la guida del Sistema che ha le sembianze di Logan Delos, la carovana di hosts attraversa il deserto fino alla porta per il mondo creato per loro da Ford. La scena ha l’immensità dell’apertura delle acque del Mar Rosso, e in quei folli minuti fino alla cavalcata apocalittica di Clementine, documentata da spettacolari riprese in campo lungo, si condensa la forza dei rapporti umani che legano i droidi. Su tutti emerge una splendida Thandie Newton, tanto struggente nell’amore per la figlia e nella morte quanto forte nell’imposizione della mano che immobilizza il marasma causato da Clementine, segnando uno dei momenti visivamente più epici e belli dello show, e fa da contraltare alla dimensione intima eppure cruciale in cui Dolores e Bernard si sfidano per il destino di due specie. L’implacabile giustiziere è infatti determinata a cancellare l’illusione paradisiaca di Ford rispondendo finalmente alla domanda che ha aperto la stagione: Cos’è reale? Reale è ciò che è insostituibile, e la figlia del fattore si dice pronta a togliere di mezzo ogni altro essere pur di avere una speranza di ottenerlo e far perdurare la propria specie. E Bernard, di nuovo colpito dalla crudeltà umana concretatasi nell’omicidio di Elsie, si ritrova ad aderire alla visione della ragazza, riportandola indietro dopo averle sparato.
La casa di Arnold e la Nuova Forgia
Al momento di lasciare il Parco, Dolores sotto mentite spoglie riceve un aiuto insperato, quello di Ashley Stubbs, che se del suo disappunto nei confronti della Delos non ha mai fatto mistero, dimostra alla fine di sapere molto più di quanto credevamo possibile. Il suo ruolo non è l’unico a restare aperto dopo la conclusione di The Passenger. Se Teddy è stato inviato nel mondo di Ford chi c’è nel corpo della Hale con Dolores, nella casa dove la droide ha ricostruito se stessa e Bernard? I dati di quale altro ospite sono stati trasportati nella borsa? E il William che entra in un laboratorio che dovrebbe essere andato distrutto, è il vecchio pistolero che per tutto il tempo è stato un inconsapevole droide oppure un nuovo host ricostruito insieme alla Forgia da qualcuno che sta continuando a lavorare per l’immortalità umana? Questi e altri interrogativi, soprattutto quello riguardo al destino di Maeve, verranno sciolti nella terza, annunciata stagione.
Bilanci
In conclusione la seconda stagione di Westworld non ha smentito la propria eccellenza quanto a realizzazione: regia, fotografia, performance del cast, una trama che nonostante le debolezze lascia buoni spiragli aperti per la prosecuzione. A non essersi rivelata all’altezza delle aspettative è stata proprio la scrittura, sempre colta e a tratti poetica ma che sembra avere trascurato possibilità infinite per involtarsi sempre e ostinatamente sugli stessi concetti di ricordo e autodeterminazione. La struttura narrativa faticosa e farraginosa è parsa eccessiva per supportare l’interessante ma esigua verità finale.