Uomo – macchina è da sempre un binomio onnipresente nella realtà umana. Fino a dove si spingerà l’intelligenza artificiale? Il mondo verrà dominato dalle macchine? Interrogativi esistenziali che, da centinaia di anni, incuriosiscono e, allo stesso tempo, terrorizzano l’uomo.
Negli anni il cinema ha affrontato il tema in svariati modi e questa è la volta di Westworld. La nuova serie western-fantascientifica di Jonathan Nolan (Person of Interest), fratello minore di Christopher, Lisa Joy, J. J. Abrams e Bryan Burk (questi ultimi due co-produttori di Star Trek). L’idea non è del tutto originale, la serie si basa sul film di Crichton Michael Il mondo dei robot del 1973.
Dove tutto è concesso…
Per i conoscitori del film cricthoniano la trama non è un mistero. L’episodio pilota ci catapulta nel selvaggio West di fine ‘800, ovvero il tema del futuristico parco giochi chiamato Westworld. E’ popolato da androidi sintetici programmati per avere un certo ruolo con una determinata storyline e far vivere ai visitatori un’esperienza unica a 360 gradi. I ricchi visitatori del parco, vestendo i panni dell’epoca, possono dare libero sfogo alle loro pulsioni represse: omicidio, violenze, stupro, senza doversi preoccupare delle conseguenze o per la loro incolumità. Un posto dove tutto è concesso, come dice il sottotitolo della serie. Nel frattempo gli addetti alla programmazione di queste macchine antropomorfe cercano di creare androidi perfetti il più possibile simili agli umani. Le cose iniziano ad andare storte quando, dopo l’ultimo aggiornamento, alcuni robot iniziano a dubitare della loro realtà sfuggendo al controllo dei loro creatori.
Cast con la C maiuscola
I primi personaggi che incontriamo rivelano subito un cast importante. Anthony Hopkins, uno dei motivi per guardare la serie, veste i panni del brillante e allo stesso tempo inquietante ideatore di Westworld, alla ricerca continua di umanità nelle sue creature e della perfezione che porterà, già lo sappiamo, al disastro. La sua apparizione per il momento è appena accennata, ma è sicuramente il personaggio chiave attraverso il quale si affronterà il tema del rapporto creatore-creazione. Secondo motivo per vedere la serie (in termini di cast, si intende) è Ed Harris che interpreta un misterioso villain, visitatore abituale del parco, le cui intenzioni non sono ancora ben chiare. Spicca in questa prima puntata la bella Dolores (Evan Rachel Wood), giovane fanciulla del West che, come tutti gli androidi, svolge impassibile la sua routine di figlia modello, fino a che non viene interrotta da qualche evento brutale scritto dalla mano sadica degli sceneggiatori di Westworld. Viene corteggiata dal nuovo arrivato in città Teddy (James Marsden), pistolero- salvatore di donzelle indifese, che svolge anche la funzione di guida all’interno del parco per i visitatori.
Le premesse ci sono…
Nonostante la trama non sia delle più innovative, sicuramente il metodo di realizzazione non delude. Solo per l’episodio pilota sono stati spesi 25 milioni di dollari, tutto ciò alza di molto le aspettative. La mano esperta di Nolan si nota dalla spettacolarità di scene da grande schermo e l’abilità degli sceneggiatori è evidente nel sapere utilizzare l’espediente del metateatro che, in questo caso, si può tradurre con “la finzione nella finzione”. La cosa che più colpisce è il rovesciamento di ruoli tra uomo e robot: questi ultimi sembrano gli unici a provare sentimenti, mentre gli umani appaiono come freddi calcolatori o folli accecati da desideri perversi e macabri. La prima puntata, The Original, è scorrevole per tutti i suoi 69 minuti. Crea curiosità e ci lascia interdetti giocando sulla confusione che creano questi esseri artificiali fin troppo umani. Una serie ambientata in un futuro in cui si ricrea il passato ma che è ancora legato a colonne sonore del presente come Black Hole Sun dei Soundgarden o Paint It Black dei Rolling Stones, fa ben sperare. Speriamo non cadano nei soliti cliché.