Con una certa ironia e fatalità la quinta puntata di Westworld si annuncia con il titolo Contrappasso che ci porta subito alla mente il dantesco principio che assegna la pena contraria al peccato del reo. Ed è facile intuire su chi si scaglierà la pena. I creatori degli androidi si sono spinti troppo in là, e ora il controllo sta sfuggendo loro di mano.
La quinta puntata sembra essere la chiave di volta della serie. Non sono più i soli visitatori a “giocare”, ma sembra che tutti i personaggi, dai creatori alle macchine, siano scesi in campo in questo intrigante, misterioso e contorto gioco che è Westworld.
Ormai lontani dalla pacata Sweetwater, Dolores, William e Logan arrivano a Pariah per incontrare El Lazo, un pericoloso bandito. Il nome Pariah, descrive in pieno lo spettacolo che i tre protagonisti si trovano davanti, una città ai margini della società dove regna il caos e l’immoralità, la libertà e l’illegalità. Tutto questo complica il loro viaggio e si ritroveranno a prendere strade diverse. Al centro del viaggio c’è sempre la scoperta di se stessi ed è interessante vedere come tutti i personaggi subiscano un’evoluzione.
I dolci occhioni blu di Dolores, nonché quelli di una spettacolare Evan Rachel Wood, non sono più quelli di una fanciulla indifesa, ormai il vestito azzurro non le si addice più, e si munisce di cappello e pistola, che non ha paura di usare. La ragazza sembra “vivere” a metà, attraversata da due personalità diverse, una delle quali la porta a mentire a tenere un segreto addirittura con il Dr.Ford. Ritorna quindi a far parlare di sé il fantomatico Arnold, ex- cofondatore del parco, apparentemente morto 35 anni prima, che attraverso la sua prima creazione, Dolores, il più vecchio androide del parco, vuole distruggere Westworld dall’interno.
Nel frattempo due addetti alla manutenzione delle macchine, hanno di nuovo a che fare con Maeve che ormai ha il pieno controllo sulle sue scelte e si procura puntualmente delle ferite per riuscire a svegliarsi in laboratorio, spera così di trovare delle risposte alle numerose domande che le sorgono e agli strani ricordi che le affiorano alla mente. Non è più una Maeve spaventata e terrorizzata, sembra lucida e sicura, stavolta sono gli umani ad avere paura… Ed ecco il contrappasso.
La scena più intensa, affascinate e senza dubbio quella che aspettavamo con più ansia è l’incontro tra il Dr. Ford (Anthony Hopkins) e l’Uomo in Nero (Ed Harris). Quest’ultimo si annuncia come il vero villain della storia e la scena sembrerebbe riproporre il classico schema del cappello bianco e cappello nero, buono e cattivo, ma qualcosa in tutte queste puntate ci ha fatto dubitare della buona fede del direttore creativo, che sotto il suo cappello bianco sembra nasconderne uno nero.
L’aneddoto del levriero raccontato dal Dr. Ford al suo vecchio amico robot, introduce il tema portante della puntata: lo scopo, l’obiettivo a cui si aspira ma che una volta raggiunto lascia la persona vuota. Sarà questo il motivo per cui il Dr. Ford si prefigge scopi sempre più alti? La paura di sentirsi perso e svuotato?
Il raggiungimento dell’obiettivo, si ricollega inevitabilmente alla ricerca del misterioso labirinto verso il quale stanno convergendo tutti i personaggi immersi nelle lande desertiche del Far West. Un labirinto al cui centro si nota distintamente la figura stilizzata dell’uomo vitruviano (che ritroviamo anche nella locandina della serie). E’ quindi sempre l’uomo il punto focale della storia, che si pone come domanda e risposta delle indagini onotologiche.
In ogni puntata la trama non acquista concretezza ma al contrario viene sradicata da quei pochi punti fermi che avevamo, c’è un continuo capovolgimento delle situazioni, ma in tutto questo mare di intrighi e misteri che ci lasciano spaesati e affascinati allo stesso tempo, c’è sempre un filo sottile che collega tutti i piccoli dettagli e che creano la vera storyline della serie. Gli sceneggiatori sembrano aver calcolato tutto alla precisione, piano piano svelano qualche piccolo segreto, ma sono insignificanti al confronto di tutti i dubbi e le domande che ci pongono alla fine di ogni puntata.
A noi non resta che raccogliere più indizi possibili e cercare di ricostruire cosa c’è veramente dietro Westworld.